Prosegue la faida per il controllo del territorio a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli dove l’esplosione di ordigni sembra essere ormai una pratica all’ordine del giorno, anzi della notte.
Ben 3 le bombe esplose nell’arco di tre giorni.
Il primo raid è avvenuto nella tarda serata di lunedì 10 maggio, in via Vera Lombardi, nella zona delle cosiddette “case di Topolino”. In frantumi l’auto del 55enne suocero di uno dei fratelli De Martino. Meno di 24 ore dopo, la seconda eclatante esplosione in via Esopo, bunker del clan “XX”, sigla identificativa del clan De Martino. Poco dopo le 23 di giovedì 13 maggio, un ordigno è esploso in via Guido Della Valle, nelle adiacenze di via De Meis, al confine con il comune di Cercola.
Stamane gli abitanti di Ponticelli sono stati svegliati dall’elicottero che dalle prime ore dell’alba ha perlustrato la zona del rione Incis, volando a quota bassissima su via Montale, il quartier generale del clan De Martino. Le strade del quartiere sono setacciate dalle forze dell’ordine già da diversi giorni. Tuttavia, al calar del sole, la camorra seguita a rimarcare la sua presenza a suon di raid.
La rabbia e la paura degli abitanti del quartiere è tanto legittima quanto motivata. In tanti convivono con l’ansia perenne di restare coinvolti in agguati che, loro malgrado, si consumano lungo le vie del centro cittadino e nei rioni di edilizia popolare, in cui vivono moltissime persone estranee alle dinamiche camorristiche e costrette a misurarsi con quella feroce realtà.
Tante le madri che palesano il loro malcontento, perchè costrette a rincuorare i loro bambini, svegliati di colpo dal fragore delle bombe. Come glielo spieghi a un bambino che sotto casa sua l’esplosione di un ordigno è una pratica di ordinaria amministrazione?
Sulla stessa lunghezza d’onda le mogli che temono per l’incolumità dei mariti che escono di casa a tarda ora per andare a lavorare o che rientrano a notte fonda, lasciandosi alle spalle le fatiche di un mestiere dignitoso ed onesto. La paura che sia un civile ad avere la peggio nell’ambito di questa escalation di violenza, accresce di giorno in giorno, anzi. Di notte in notte. Di bomba in bomba.
I giovani del quartiere hanno paura di uscire di casa, in tanti preferiscono anticipare il coprifuoco barricandosi in casa appena fa buio.
Un giovane imprenditore nato e cresciuto a Ponticelli e costretto a lasciare il quartiere per sottrarsi alle minacce della camorra, commenta così quello che sta accadendo di recente: “L’Italia è un gabinetto, Ponticelli è una fogna. Io sono nato e cresciuto in questa fogna e ci sono rimasto fino a quando non ho capito che c’era solo un modo per venirne fuori: andare via. Tra vivere in una fogna o in un gabinetto, ho scelto il male minore.”
Tanto basta per comprendere quanto sia forte la percezione dei ponticellesi di essere vissuti e percepiti come “cittadini di serie b”, marchiati e discriminati, anche se non invischiati in vicende camorristiche, ma loro malgrado costretti a convivere con questa realtà violenta. Marchiati e discriminati solo perchè vivono a Ponticelli. Solo perchè vivono in rioni di edilizia popolare che troppo spesso conquistano la ribalta mediatica per vicende di cronaca.
Ciononostante, i ponticellesi onesti, continuano a credere nella giustizia e invocano a gran voce “il giorno della liberazione”. Per questo l’apparizione di quell’elicottero stamane è stata percepita come un segnale di ottimistica speranza.