E’ partita oggi, sabato 8 maggio, la campagna di sensibilizzazione “Acqua Sarnella” per sensibilizzare le istituzioni locali, regionali e nazionali sul disinquinamento del fiume Sarno.
La campagna provocatoria, pensata e realizzata gratuitamente da 4 esperti professionisti della comunicazione come Gianluca Sales, Aldo Padovano, Fabrizio Pozza e Gaetano Del Mauro in collaborazione con l’associazione “Controcorrente, ha come scopo quello di sostenere le associazioni del bacino idrografico del fiume Sarno nella lotta per il disinquinamento del fiume e la riqualificazione dei territori bagnati da esso. Parliamo di un corso d’acqua lungo appena 24km ma esteso su un bacino idrografico di 438mila km quadrati, che attraversa 39 comuni tra le province di Salerno, Avellino e Napoli e il suo inquinamento mette in serio pericolo la salute di quasi un milione di abitanti.
“Acqua Sarnella” rappresenta lo strumento attraverso cui l’associazione “Controcorrente”, assieme alle tante altre realtà associative presenti sul territorio, vuole rilanciare la sensibilizzazione e la divulgazione di massa riguardo le criticità legate al fiume Sarno ed al suo devastante impatto sulla salute dei cittadini, con particolare attenzione ai tumori e alle malattie neuro-degenerative causati dai metalli pesanti presenti in grandissima concentrazione all’interno del fiume.
Sarnella rappresenta il grande paradosso della nostra terra che vive e muore di ironia. È il simbolo di un’esigenza che per i cittadini campani non può più essere rimandata. Il Covid-19 ha dimostrato ancora una volta l’importanza primaria del diritto alla salute, che non può essere oggetto di contrattazioni politiche. La mission di Sarnella è, in una chiave squisitamente realistica, quella di sdoganare la battaglia per il disinquinamento del fiume più inquinato d’Europa dal provincialismo che la contraddistingue, al fine di innescare reazioni a livello politico e sociale su scala nazionale, se non europea.
Un’autentica molotov d’acqua contro il disinteresse e l’immobilismo delle istituzioni politiche e giudiziarie.
A sostenere la campagna “Acqua Sarnella” c’è da sempre “Controcorrente – Per il Sarno che verrà”, una realtà associativa composta da giovani attivisti che dal 2018 combattono per il disinquinamento del fiume Sarno, mettendolo al centro del dibattito politico a livello comunale e regionale.
Negli anni, “Controcorrente” è riuscita a portare avanti ricerche scientifiche sullo stato di salute del fiume, lavorato ad una capillare sensibilizzazione della cittadinanza attraverso incontri nelle scuole che hanno portato alla formazione di migliaia di studenti, avviato battaglie legali per inchiodare i responsabili del degrado ambientale in cui versano i territori attraversati dal fiume. Un lavoro che proprio dopo il primo lockdown della primavera 2020 ha portato alla costituzione di “Sarno 2020”, rete di associazioni presenti su tutte le comunità bagnate dal fiume Sarno, culminata con l’organizzazione della manifestazione dell’11 luglio 2020, quando migliaia di persone si sono incontrate al Centro Direzionale di Napoli per protestare all’ingresso del Consiglio Regionale della Campania con un manifesto programmatico presentato alle istituzioni.
Nonostante gli sforzi, ad oggi non c’è nessun miglioramento in atto. Le fonti principali dell’inquinamento del Sarno restano sempre le stessse: l’inquinamento industriale e quello domestico.
La punta dell’iceberg è rappresentata dal polo conciario di Solofra, uno dei 4 maggiori distretti italiani per la lavorazione delle pelli, ma si possono rilevare anche la presenza di fabbriche di mobili, vernici, ceramica, ed oltre 100 industrie conserviere legate alla lavorazione del pomodoro. Anche l’industria farmaceutica ha un peso rilevante nell’inquinamento del fiume. Gli sversamenti abusivi delle industrie hanno contribuito a rendere il fiume Sarno, con particolare attenzione al torrente Solofrana, un ricettacolo di metalli pesanti, tra cui spicca la presenza del Cromo, utilizzato per la concia delle pelli, presente in concentrazioni fino a 30 volte maggiori a quelle del limite di legge, secondo le rilevazioni ARPAC prepandemiche.
All’inquinamento industriale si aggiunge poi quello domestico. Molti dei 39 comuni del bacino del Sarno, infatti, non dispongono di un sistema di collettamento fognario portando ad una concentrazione abnorme di escherichia coli presente nel fiume.
Dati che certificano l’altissimo rischio di sviluppare patologie tumorali e non solo.