Si chiama Maurizio Cerrato, il 61enne ucciso la sera scorsa a Torre Annunziata, intervenuto per difendere la figlia, in seguito ad una lite scaturita per futili motivi.
L’episodio è avvenuto intorno alle 22.30 di lunedì 19 aprile in via IV novembre a Torre Annunziata.
Il 61enne è stato aggredito, accoltellato e ucciso in un parcheggio, in seguito ad una lite scaturita per un posto auto. L’uomo è stato colpito con un fendente al torace nel piazzale dell’area di parcheggio di via IV Novembre a Torre Annunziata.
«Ci tengo a precisare – scrive sul social Maria Adriana Cerrato – che non è corretto dire che mio padre è morto in una lite. A mio padre è stato fatto un agguato in piena regola, solo per difendere me, che ero la luce dei suoi occhi. Mio padre è stato pugnalato e con questa gente non aveva mai avuto a che fare».
La giovane ha poi ulteriormente chiarito quanto accaduto, intervistata da Fanpage: «Mi ha dovuto difendere perché mi è stato fatto un dispetto, mi è stata bucata una ruota dell’auto e io ho reagito, perché non trovavo giusta questa cosa. Hanno iniziato ad aggredirmi in un garage 10 metri più avanti, dove avevo fermato la macchina e mio padre mi aveva cambiato la ruota. Dopo sono arrivate due persone che hanno aggredito me e mio padre. Quando la situazione sembrava quasi essersi placata, uno dei due ha chiamato altre persone, gli hanno teso un agguato e l’hanno accoltellato davanti a me».
Stando alla ricostruzione fin qui emersa dalle indagini in corso, la figlia di Cerrato avrebbe parcheggiato l’auto in un posto “riservato”, occupato da una sedia. Pertanto, le sarebbero state bucate le ruote per ripicca. L’uomo sarebbe giunto sul posto in soccorso della figlia per cambiare la ruota danneggiata e quindi sarebbe stato prima accerchiato e poi brutalmente colpito con un cric e successivamente pugnalato al petto. Secondo quanto riportato dal quotidiano Metropolis, la vittima sarebbe stata poi gettata sul cofano dell’auto e prima della fuga, gli assassini avrebbero gridato alla figlia dell’uomo: «Mo puortatill ‘o spital».
Le immagini del sistema di videosorveglianza e le testimonianze avrebbero permesso di ricostruire la dinamica dei fatti e individuare l’assassino: un pregiudicato vicino a un clan della zona fuggito dopo l’omicidio e ancora irreperibile.
L’uomo è giunto esanime all’ospedale e i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Cerrato avrebbe quindi pagato con la vita lo sgarro rivolto dalla figlia ad un esponente della malavita locale, occupando il posto auto di cui l’uomo si era appropriato con la forza, tenendolo impegnato con una sedia.