Il comune di San Sebastiano al Vesuvio ha aderito alla rete civica che chiede verità e giustizia per Mario Paciolla, l’operatore Onu trovato morto in Colombia, lo scorso 5 luglio, nella sua abitazione a San Vicente del Caguan, nel cuore dell’Amazzonia colombiana, dove viveva dal 2015.
E’ stato esposto sulla facciata principale del Municipio uno striscione con la foto dell’operatore Onu e la scritta Giustizia per Mario Paciolla.
L’Amministrazione del comune vesuviano ha autorizzato l’esposizione dello striscione per 2 mesi, accogliendo la richiesta di Anna Motta e Giuseppe Paciolla, genitori del giovane cooperante delle Nazioni Unite che avrebbe compiuto 34 anni lo scorso 28 marzo.
Così si è espresso il Sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Salvatore Sannino : E’ doveroso non far calare l’attenzione sulla vicenda di Mario e di tutti i volontari che perdono la vita all’estero mentre sono impegnati in missioni umanitarie. Noi contribuiamo a questa causa con questa simbolica ma, importante iniziativa di sensibilizzazione dei cittadini sul caso e per manifestare vicinanza alla sua famiglia.
I genitori del cooperante Onu hanno sottolineato che il figlio, come già avvenuto per i precedenti incarichi, aveva ultimato il percorso di preparazione obbligatorio di un anno per le missioni umanitario, secondo quanto disposto dalle norme di sicurezza internazionale. I due, visibilmente commossi, hanno inoltre affermato: Proseguiamo il nostro ‘tour’ dei Comuni aderenti all’iniziativa tra il dolore indicibile ma, anche la gioia di ricevere tanto affetto dagli amici e colleghi di Mario, insieme a quello delle persone che non lo conoscevano e la disponibilità delle Amministrazioni Comunali di sposare l’iniziativa simbolica. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di non far calare l’attenzione sul caso e nella speranza che le indagini, ad oggi ancora in fase iniziale, possano proseguire in maniera più celere.
Con questo striscione – ha affermato l’assessore comunale alla Cultura, Assia Filosa – ci uniamo all’appello lanciato dalla Rete Accademica Europea per la Pace in Colombia (Europaz) al grido di: “Dobbiamo diventare milioni per avere la verità sulla morte di Mario Paciolla“, senza dimenticare tutti gli altri operatori impegnati in missioni di pace all’estero che hanno perso la vita negli ultimi anni come Giulio Regeni, assassinato nel 2016 o Patrick Zaky, ingiustamente detenuto da febbraio 2020.
Alla cerimonia, svoltasi nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti Covid19, sono intervenuti, tra gli altri, i rappresentanti del Corpo della Polizia Municipale, guidati dal Comandante Alberto Baldissara, del gruppo consiliare e dell’esecutivo che, subito dopo l’ostensione, ha patrocinato l’iniziativa con apposita delibera.
Originario del Rione Alto, quartiere collinare di Napoli, Mario Paciolla era laureato in scienze politiche ed iscritto all’Ordine regionale dei giornalisti della Campania. Aveva iniziato a scrivere per il giornale di quartiere Chiaia News, denunciando le ingiustizie del suo territorio. Grazie ai suoi studi, ai tanti viaggi e al suo impegno in progetti sociali sia in Italia che all’estero, aveva sviluppato capacità analitiche profonde che gli avevano, poi, permesso di collaborare con le più importanti testate italiane di geopolitica, come Eastwest e Limes. Proprio da queste pagine, tra le altre cose, raccontava la Colombia all’indomani degli Accordi di Pace e l’aumento degli omicidi di civili nel paese.
Dal 2018 era impegnato in un’attività molto delicata in una regione martoriata dalla guerra civile da oltre 50 anni. Paciolla cooperava, infatti, con la Missione delle Nazioni Unite per la verifica dei risultati dei progetti Onu nel Paese sudamericano. Nonostante la giovane età, era già un veterano dei progetti all’estero poiché il suo lavoro lo aveva già portato in Giordania, India ed Argentina. Era ritornato in Colombia lo scorso dicembre per ultimare il suo lavoro.