Un clan sempre più stretto nella morsa della paura: la paura di finire in manette, oltre che nel mirino del clan rivale. Questa l’immagine che meglio fotografa l’attuale condizione dei fratelli Casella, reggenti dell’omonimo clan attivo in via Franciosa a Ponticelli, da diversi mesi coinvolto in una faida per il controllo del territorio.
I fratelli Eduardo, Vincenzo e Giuseppe Casella vivono barricati nelle loro abitazioni già da diversi mesi, ovvero da quando la guerra con gli “XX” – gli eredi del clan De Micco-De Martino – è entrata nel vivo, facendo registrare una serie di agguati. Tuttavia, in seguito agli arresti del fratellastro Giuseppe Righetto e del nipote Nicola Aulisio, figlio di Luigi, cognato dei Casella, avvenuti lo scorso 21 marzo, temono di vedersi riservare la stessa sorte, di qui a breve.
I fratelli Casella sanno di essere nell’occhio del ciclone, non solo per effetto dei fatti sangue maturati negli ultimi tempi, ma anche per le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia di recente.
A minare la serenità della cosca di via Franciosa non è solo il timore che gli XX possano entrare in azione per vendicare la morte di Giulio Fiorentino, ma anche il presagio che le indagini in corso possano far scattare le manette per le altre figure apicali del clan.
Tant’è vero che poco dopo la rimozione del murales dedicato agli “XX” in via Montale, i fratelli Casella hanno provveduto a rimuovere il ritratto del padre Salvatore Casella detto “Pachialone”, dipinto sul muro del ballatoio dell’edificio in cui vivono, in via Franciosa.
Da diverse settimane il comune di Napoli sta provvedendo a rimuovere altarini, murales e altri manufatti abusivi riconducibili alla criminalità organizzata, grazie al coordinamento del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica guidato dal Prefetto di Napoli con il coinvolgimento dei vertici territoriali delle Forze dell’ordine, della Procura della Repubblica e della Procura Generale. Motivo per il quale i Casella hanno preferito rinunciare a quel tributo dedicato al padre, fondatore dell’omonima cosca ed elemento di spicco della malavita locale in passato, prima che provvedessero a ricoprirlo i dipendenti del comune di Napoli impegnati nell‘operazione volta a ridimensionare il culto della consacrazione di criminali, morti per servire il verbo della camorra e commemorati come degli eroi.
Per evitare di attirare l’attenzione degli inquirenti, in un momento storico in cui palesano già una forte apprensione per i risvolti che le indagini in corso potrebbero rivelare di qui a poco, i Casella hanno deciso di provvedere autonomamente alla rimozione di quel murales, sottolineando anche con questo gesto la grande paura che scandisce le loro giornate, da quando su via Franciosa spira forte il presagio che la fine della loro era camorristica sia ormai imminente.