Il tribunale del riesame di Napoli ha revocato la misura cautelare per Domenico Benzi e Domenico Sabatino, i due agenti del commissariato di Polizia di Stato del commissariato napoletano di Ponticelli ai quali, lo scorso 24 febbraio, era stata comminata la sospensione dall’esercizio della funzione pubblica ricoperta per la durata di sei mesi.
Un provvedimento scaturito al culmine di un’indagine coordinata dalla Dda di Napoli che fece scattare le manette per 16 persone, tra le quali anche il sostituto commissario Vittorio Porcini, collega di Boenzi e Sabatino.
Un’indagine avviata per far luce sul business dello smaltimento illecito di rifiuti e che ha ricostruito il fitto intreccio di rapporti tra esponenti della criminalità organizzata, imprenditori e diversi amministratori pubblici della Sma Campania. Tra le figure coinvolte nello sversamento di fanghi a mare, figura l’imprenditore Salvatore Abbate. Proprio il rapporto che intercorreva tra Abbate – cugino di Patrizia Ippolito, moglie dell’ex boss di Ponticelli Vincenzo Sarno – e i poliziotti del commissariato di Ponticelli ha incuriosito gli inquirenti, portandoli a decidere di avviare un filone investigativo parallelo, volto a chiarire il ruolo degli agenti di Polizia di Stato che frequentemente l’imprenditore edile citava nelle sue conversazioni.
Seppure il riesame abbia rigettato la maggior parte delle accuse che pendono sul capo di Porcini, lasciando in piedi solo quella di corruzione, il sostituto commissario resta agli arresti domiciliari. L’investigatore, stimatissimo per l’attività svolta nel corso di una carriera lunga circa 40 anni, ricca di encomi e avulsa da ombre e sospetti, ha difeso con fermezza la sua reputazione, rigettando ogni accusa e chiarendo la natura del suo rapporto con Abbate.
Ad intorbidire le acque ha concorso indubbiamente la condotta dell’imprenditore che ha utilizzato proprio il buon nome e la solida fama di Porcini per consolidare la sua reputazione, nel tentativo di ripulire la sua immagine, in seguito a diverse vicende giudiziarie in cui era rimasto coinvolto, una su tutte quella che nel 2008 lo ha portato a doversi difendere dall’accusa di estorsione all’impresa vincitrice dell’appalto per la costruzione del centro commerciale “Auchan”.
Dal suo canto, il sostituto commissario vedeva in quell’imprenditore un prezioso informatore, consapevole della vicinanza di Abbate agli ambienti malavitosi della periferia orientale partenopea. Chi da decenni lavora al fianco di Porcini non riesce ad avere dubbi in merito alle buone intenzioni del sostituto commissario che negli anni ha strutturato un metodo investigativo che ha fatto scuola, indottrinando diverse generazioni di poliziotti.
Proprio per questa ragione, Porcini intende dimostrare la sua innocenza per chiudere la sua brillante carriera cancellando questa parentesi infelice, mentre il 54enne Domenico Boenzi, nato ad Acerra, e il 57enne Domenico Sabatino, nato a Marigliano, si sono visti già revocare la misura.