Uno degli episodi salienti che ha portato il clan De Luca Bossa in rotta di collisione con gli XX per il controllo dei traffici illeciti a Ponticelli è l’affronto che questi ultimi hanno indirizzato alla cosca del Lotto O andando a bussare alla porta di Salvatore Romano detto “il nippolo”, lo scorso settembre, per pretendere che pagasse a loro il pizzo sulla piazza di droga che gestiva nell’Isolato 2 del Rione De Gasperi.
Romano, arrestato la scorsa settimana insieme alle altre figure-chiave dedite all’attività di spaccio sotto le sue direttive, era a capo della piazza di droga più importante del quartiere. Un intero isolato dedito allo spaccio di diverse sostanze stupefacenti, un business che fruttava proventi da capogiro al “Nippolo”. Questo, a Ponticelli, lo sapevano tutti.
Non a caso, gli XX hanno deciso di lanciare il guanto di sfida ai De Luca Bossa proprio andando a minacciare il ras della droga più autorevole del quartiere.
Oltre alla classica “bussata di porta” ovvero la richiesta di corrispondere alla cosca nata sui relitti del clan De Micco-De Martino una “tassa” sui proventi dello spaccio, gli XX hanno messo la firma su un episodio ben più eclatante che non poteva passare inosservato.
I giovani dalle barbe folte che vedono in Antonio “XX” De Martino un mito da emulare, nella notte tra sabato 12 e domenica 13 settembre del 2020, infatti, giunsero nell’ex bunker dei Sarno per compiere una “stesa”. Un gruppo di scooter sui quali viaggiavano diversi giovani contigui al clan, con le armi bene in vista e rivolte verso il cielo, diedero luogo ad un inquietante girotondo intorno al palazzo adibito a supermarket della droga da Romano, costringendolo a sospendere le vendite per barricarsi in casa. I clienti fuggirono terrorizzati e i residenti in zona rimasero increduli davanti a quella “scena da Gomorra” che si consumava davanti ai loro occhi.
Tutt’altro che casuale la scelta del momento in cui entrare in azione: quella stessa sera, infatti, mentre gli XX mostravano i muscoli al “Nippolo”, nel Lotto O tenevano banco sfarzosi festeggiamenti per celebrare il compleanno di Domenico Amitrano, il fedele alleato di Giuseppe De Luca Bossa.
Un’azione eclatante che, malgrado l’assenza di spari, non passò inosservata e venne riferita quasi subito alle figure apicali della cosca del Lotto O che furono indispettite e non poco da quell’affronto.
Quella fu solo una delle tante azioni eclatanti praticate dagli “XX” per inscenare una strategia mirata a spazientire e provocare i De Luca Bossa, facendo leva sulla consapevolezza che il clan fosse principalmente concentrato a fare cassa, praticando estorsioni a tappeto, per fronteggiare le ingenti spese che sarebbero scaturite dai loro arresti. Un presagio che, di giorno in giorno, diventava sempre più imminente: i De Luca Bossa, infatti, pur consapevoli di essere finiti nel mirino degli inquirenti, hanno continuato a stritolare imprenditori e commercianti del quartiere, arrivando perfino a minacciare gli abitanti delle case popolari, intimandogli di pagare diverse migliaia di euro per continuare a vivere nelle loro abitazioni.
Un modus operandi che ha indignato anche i vecchi uomini d’onore, perchè ritenuto tutt’altro che rispettoso delle regole imposte dalla “vera” malavita. Il malcontento popolare unitamente allo spettro delle forze dell’ordine che come un presagio sempre più imminente aleggiava sulle sorti della cosca del clan del Lotto O, ha indotto gli XX a credere che quello fosse il momento propizio per cavalcare l’onda ed affondare il colpo per finire il nemico già barcollante e conquistare la leadership di Ponticelli. Soprattutto perchè forte era il sentore che le figure al vertice del clan De Luca Bossa, in primis Umberto, non avevano nessuna intenzione di impugnare le armi per “fare il morto”. Per i boss del clan fondato da Tonino ‘o sicco non valeva la pena di rischiare il carcere a vita per regolare un conto di quel tipo, alla vigilia di un imminente arresto per “reati minori” che grossomodo assicurano il ritorno in libertà, dopo poco più di un decennio trascorso in carcere.
Una chiave di lettura giusta quella degli XX che però non hanno tenuto conto della scalpitante voglia di protagonismo del clan Casella che, di fatto, ha ereditato quella faida dai De Luca Bossa per consacrare la propria egemonia.