Non si è fatta attendere la replica dello Stato, in seguito agli ultimi episodi di cronaca che si sono verificati a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, ostaggio di una pericolosa faida di camorra che pochi giorni fa ha fatto registrare l’esplosione di un ordigno artigianale nel cuore della notte, nel centro storico del quartiere.
Giuseppe Righetto detto ‘o blob, è stato tratto in arresto insieme a Nicola Aulisio, figlio di Luigi, cognato dei fratelli Casella.
Un duplice arresto che infligge un duro colpo al clan Casella che si vede privato di due pedine cruciali e che pertanto è destinato a condizionare fortemente le dinamiche camorristiche del quartiere, in quanto, secondo gli inquirenti, Righetto era la figura camorristica più autorevole di Ponticelli, in seguito all’arresto che ha sancito il declino del clan De Luca Bossa del quale proprio ‘o blob ha ereditato le redini.
Lo stesso Righetto è stato protagonista di un misterioso ferimento, avvenuto nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 marzo. In quella circostanza, un colpo d’arma da fuoco gli ha procurato una frattura alla mano destra, giudicata guaribile in 30 giorni dai medici dell’ospedale Villa Betania che lo hanno soccorso.
O’ blob ha spiegato agli inquirenti di essere finito nel mirino di due giovani rapinatori che hanno cercato di derubarlo, proprio sotto la minaccia di un’arma, mentre si trovava in prossimità della sua abitazione in via Franciosa – il bunker del clan Casella – per fare due passi e fumare una sigaretta. Proprio nel tentativo di disarmare uno dei due rapinatori, sarebbe partito il colpo accidentale che lo ha ferito alla mano.
Una versione che non ha mai convinto del tutto gli inquirenti e che molto probabilmente ha riacceso la faida per il controllo del territorio con gli acerrimi rivali degli XX. Il ferimento di Righetto potrebbe essere, infatti, l’episodio che ha poi generato il duplice agguato in cui, poco dopo la mezzanotte di domenica 14 marzo, ha perso la vita il 29enne Giulio Fiorentino ed è rimasto ferito il 23enne Vincenzo Di Costanzo, entrambi ritenuti contigui al clan XX, sigla identificativa del cartello rifondato dagli eredi del clan De Martino-De Micco, in seguito al declino dell’era dei “Bodo”. Un arresto che matura contestualmente alla scarcerazione di Marco De Micco detto “Bodo”, fondatore dell’omonimo clan.
Una duplice circostanza che galvanizza gli “XX” e che rimescola le carte in tavola, ridisegnando uno scenario impensabile, appena una settimana fa.