Una donna napoletana di 54 anni, Sonia Battaglia, è ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale del Mare di Napoli, dopo una dose del siero del lotto ABV5811, lo stesso del professore di musica deceduto pochi giorni fa, Sandro Tognatti.
La donna, ricoverata all’ospedale di Ponticelli, non aveva patologie pregresse.
“È sempre stata sana come un pesce – raccontano i familiari ai media -. Due giorni dopo ha avuto la febbre, dormiva in continuazione, non riusciva a parlare” fino a diventare “totalmente immobile”.
Durante la giornata di ieri, lunedì 15 marzo, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha comunicato la decisione di sospendere la vaccinazione con Astrazeneca in tutta Italia. La decisione è stata presa dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Salute Roberto Speranza dopo che il suo omologo tedesco Jens Spahn aveva avvertito quest’ultimo della decisione della Germania di fermare il vaccino. Nel frattempo si erano accodate la Francia e la Germania mentre nei giorni scorsi avevano fatto la stessa cosa Danimarca, Islanda, Norvegia, Bulgaria, Irlanda e Olanda. La decisione è stata presa in attesa di una presa di posizione dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco). Tuttavia, anche se l’Ema dovesse dare un nuovo ok al vaccino Astrazeneca, dopo la sospensione da parte dell’Aifa la campagna vaccinale nella sua interezza subisce un duro colpo di credibilità ed è ormai a rischio.
«Gli avvisi di garanzia pervenuti a due colleghi per la somministrazione del vaccino, ricordiamo la cui presenza è stata reclamata, richiesta come atto etico, elemosinata e in alcune circostanze imposta, ci fa restare attoniti. Attoniti rispetto ad un sistema legislativo in campo sanitario scollato dalla realtà». Pierino Di Silverio, vice segretario regionale Anaao e responsabile nazionale Anaao Giovani, denuncia un sistema che rischia di individuare nei medici l’ennesimo capro espiatorio.
«Un sistema giudiziario che continua a trattare i medici come colpevoli fino a prova contraria – dice – occorre depenalizzare l’atto medico. Nonostante la cosiddetta Legge Gelli abbia cercato, in modo alquanto provvisorio e incompleto nella sua applicazione, di porre un freno alle denunce che piombano con preoccupante frequenza su troppi medici, il 95% delle quali si conclude con un nulla di fatto».
I medici in questione sono quelli che hanno somministrato il vaccino a pazienti poi deceduti. Anche se ancora oggi non è stato dimostrato alcun nesso di causa ed effetto tra la somministrazione e la morte. «Questi medici – incalza il dottor Aniello Pietropaolo, Segretario Generale CISL Medici della Provincia di Napoli – sono accusati di omicidio colposo, trattati alla stregua di chi commette un pestaggio o un omicidio. Medici trattati come criminali per un atto medico che gli stessi si offrono di compiere con abnegazione. Prima si implorano i medici di contribuire alla guerra. Poi non solo si lasciano senza scudi e armi, ma addirittura si utilizzano come capri espiatori, ancora una volta».
Una preoccupazione, quella dei medici, che si aggiunge alla disperazione per le innumerevoli violenze subite ogni anno, per il le denunce (15.000 ogni anno secondo Ania), e le cause (35.000 l’anno). Una pressione che tiene per anni i sanitari in uno stato d’angoscia e che alla fine, nel 95 per cento dei casi, finisce con un nulla di fatto. Di Silverio e Pietropaolo fanno proprio l’appello di un’intera categoria, che ora invoca «una profonda rivisitazione del sistema legislativo in tema di sanità. L’Ordine dei Medici – dicono – non può restare fuori dall’ambito decisionale, anzi occorre che venga coinvolto come parte attiva. L’Ordine è la casa di tutti i medici, perché è una questione professionale morale , soprattutto perché è una questione etica».