Giulio Fiorentino era “Il fidato”, il braccio destro di “XX”, l’ultimo erede della famiglia De Martino ancora a piede libero e ritenuto il reggente del clan denominato con lo stesso simbolo coniato da suo fratello Antonio De Martino, killer spietato del clan De Micco, che anche e soprattutto servendosi di quella sigla ha concorso a consolidare la sua fama di temibile sicario della camorra. Un nome che quindi era meglio non pronunciare a voce alta, nell’ossequioso rispetto del verbo dell’omertà.
In seguito all’arresto delle figure di spicco dei “Bodo” – questo il soprannome del clan De Micco – a raccogliere quella pesante eredità con l’intento di tenere alta la credibilità della famiglia e del clan è proprio il fratello minore di “XX”: da quel momento, quella sigla non verrà più utilizzata per identificare un singolo, ma un sodalizio camorristico, sorto nel rispetto del credo malavitoso inculcato a quelle giovani leve da Antonio De Martino e che vedono in lui un autorevole punto di riferimento in grado di motivare ed ispirare le loro gesta.
“XX” non aveva paura, ma faceva paura a tutti. Il clan “XX” non deve avere paura, ma deve far paura a tutti.
Si sintetizza così l’incipit della storia camorristica di un cartello criminale costituto da giovanissime leve, del quale Giulio Fiorentino, il 29enne ucciso nell’ultimo agguato andato in scena a Ponticelli, era parte integrante.
“O’ chiatton'”, così era stato ribattezzato Fiorentino dagli altri membri del clan, può essere definito “l’influencer del clan XX”, tant’è vero che il suo profilo facebook è diventato pubblico, quindi visibile a tutti, il 22 febbraio 2018, contestualmente alla nascita del clan “XX”.
In seguito al blitz che fece scattare le manette per le figure di spicco del clan De Micco, il 28 novembre del 2017, in seguito all’immediato atto di ribellione delle “Pazzignane” del Rione De Gasperi, i giovani eredi del clan De Micco-De Martino, sentirono l’impellente necessità di avanzare un’immediata replica, pur di rendere onore al mito di “XX”.
Inizia così una lunga stagione di “stese” e di raid intimidatori che impongono ai giovani eredi dell’ex clan egemone di tentare di resistere alla forza d’urto del clan Minichini-Schisa-De Luca Bossa, per poi vedersi costretti a soccombere: riescono comunque a difendere il Rione Fiat, il Lotto 10 e il Rione Incis, zone storicamente sotto il controllo dei “Bodo”, ma devono capitolare e cedere la leadership ai clan alleati.
La storia del clan “XX” è ampiamente e costantemente documentata da Fiorentino che ama pubblicare frasi di sfida e ricche di doppi sensi, come l’immagine che ritrae un rebus eloquente: la foto di una mano intenta a togliere “un sassolino dalla scarpa”, affiancata da un’emoticon che invita al silenzio e una clessidra. “Zitto chi sap’ o gioc”, scrive Fiorentino.
“Ci toglieremo le nostre soddisfazioni, ognuno avrà sempre ciò che merita”, si legge in un altro post, risalente agli anni in cui il cartello al quale ha giurato fedeltà eterna e in nome del quale ha dato la vita era in balia dei rivali.
Da Tony Montana ad Emanuele Sibillo: questi gli eroi erti a modelli da seguire indicati da Fiorentino. Tutt’altro che casuali i riferimenti al leader della “paranza dei bambini”, ucciso a 20 anni per inseguire il sogno di conquistare il suo quartiere. “La scelta di vita di Emanuele, era una scelta sbagliata. Mariarka nonostante tutto rimase con Emanuele, perchè la sua scelta di vita era lui”, si legge in un altro post in cui Sibillo è ritratto proprio in compagnia della sua fidanzata. Un modello che ha senza dubbio ispirato e galvanizzato le gesta degli “XX”, così come comprovano le folte barbe esibite dai giovani eredi del clan De Micco-De Martino. Il mito di Emanuele Sibillo, per gli “XX”, rappresenta un’ulteriore motivazione a dare tutto per inseguire quel sogno, in uno scriteriato mix tra esaltazione e visione distorta della realtà, dove la camorra rappresenta un’opportunità da afferrare per realizzare quel desiderio di riscatto che batte nel petto dei “ragazzi difficili”.
Fiorentino palesa sui social la consapevolezza che lo ha portato con cognizione di causa ad intraprendere una “strada sbagliata”. Tagga le altre reclute del clan, consente ai seguaci di affascinarsi alle loro vite, trasmettendo video in diretta mentre percorrono le vie della Napoli by night. Le vacanze in montagna, le giornate in piscina, le ore trascorse a giocare alla playstation e poi le serate in discoteca, dove gli speaker salutano gli “XX” e gli rivolgono un plateale tributo: quel gruppo di ragazzi vive una quotidianità che fa gola a tutti i loro coetanei, agli occhi dei quali appaiono come un gruppo di ragazzi, affiatati, complici, simpatici, che sanno spassarsela e che possono garantirsi quel tenore di vita al quale tutti ambiscono. Non è difficile comprendere come e perchè, nel corso di pochissimo tempo, gli “XX” sono riusciti a reclutare tantissimi giovani, pronti a sposare quel credo, nato sul falso mito del killer Antonio De Martino, pur di sentirsi parte di quel gruppo, pur di dare un senso alle loro giornate ed avere un modello ispiratore al quale rifarsi per riscattarsi dalla monotonia e dall’inettitudine di quella realtà fatta di palazzoni, desolazione e tonnellate di rifiuti in ogni angolo di strada.
Il 29 dicembre del 2018, quando mancano pochi giorni alla fine di un anno difficile, in cui il clan “XX” ha assistito al tradimento di molti “fidati” che quando hanno visto soffiare il vento a favore dei Minichini-Schisa-De Luca Bossa sono passati dalla loro parte, Fiorentino pubblica questo post:
Il 29enne ucciso due giorni fa, nel corso del tempo, ha anche pubblicato decine di video in cui persone affette da disabilità intellettiva vengono schernite, ridicolizzate e anche malmenate: un comportamento che farebbe rabbrividire i vecchi uomini d’onore e che concorre a tratteggiare il profilo delle nuove leve della camorra ponticellese. Forti soprattutto contro i deboli, portatori insani di messaggi educativi distorti e di modelli comportamentali che spesso vediamo riprodotti da altri giovani, da altri ragazzini, indotti a credere che malmenare un disabile sia cosa buona e giusta, se vuoi diventare popolare sui social.
E proprio sui social, il 29enne viene commemorato e compianto. Decine di messaggi si susseguono da quando amici e conoscenti hanno appreso che è toccato a lui perdere la vita sotto l’assedio del fuoco nemico, proprio come ha fatto anche Fiorentino all’indomani della morte di Demar Scognamiglio, 22enne noto alle forze dell’ordine, che perse la vita in un incidente stradale. Tantissimi i messaggi di cordoglio e commemorazione pubblicati sulla bacheca di Fiorentino, anche da parte degli altri affiliati al clan “XX”. Un aspetto che conferma quello stesso atteggiamento che ha contraddistinto la carriera camorristica di Fiorentino che non ha mai nascosto la sua appartenenza al clan e che sovente pubblicava post in cui spiegava e raccontava la sua “scelta sbagliata.”
“Ho scelto questa vita e andrò fino in fondo, tanto c’è chi mi aspetta dall’altra parte…”, una frase che Fiorentino ripeteva ad amici e conoscenti e che oggi risuona come una premonizione. In effetti, in diversi post fa riferimento alla morte, esternando un inquietante presagio. Fiorentino non menziona mai il carcere. Il giovane non è mai stato sfiorato dall’idea di finire in manette, ma viveva praticamente nell’attesa di ricevere la visita che gli è giunta lo scorso sabato notte.
Il profilo facebook di Giulio Fiorentino consegna anche un’altra verità: il giovane ha consolidato la sua scelta di abbracciare il credo del clan “XX” in seguito alla morte del padre.
“Tu che sei stato un esempio di vita per me… tu che mi hai insegnato ad essere onesto nella vita… pure se onesto non sono… ora tu che non mi hai fatto mancare niente… tu che quando non tenevi niente mi hai sempre aiutato. Tu l’unico che mi chiamavi ancora, se non mi vedevi arrivare… non posso che ringraziarti, però una cosa non posso perdonarti, non mi dovevi abbandonare.. mi hai ucciso… ora pure se faccio qualcosa che tu non volevi… stammi sempre accanto guardandomi dall’alto… pure se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo in faccia perchè non era il mio carattere… ti voglio bene, papà.”