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Agguato a Ponticelli: fuochi d’artificio nel Conocal poco dopo il duplice agguato nel Rione Incis

Luciana Esposito di Luciana Esposito
14 Marzo, 2021
in Cronaca, In evidenza
0
Agguato a Ponticelli: fuochi d’artificio nel Conocal poco dopo il duplice agguato nel Rione Incis
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10622748_704063789671057_8206881894093037635_nDue eclatanti sussulti hanno squarciato la quiete dell’ennesimo sabato notte all’insegna del lockdown a Ponticelli.

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Malgrado le normative anti-covid, malgrado il coprifuoco che vieta di frequentare le strade, se non per comprovate necessità, la camorra ponticellese rivendica il rispetto di altre regole, utili ad assecondare ben altre logiche.

Dopo la raffica di spari segnalata al 113 da una telefonata in via Esopo, teatro dell’ultimo agguato di chiara matrice camorristica andato in scena a Ponticelli, i residenti nel Rione Conocal hanno ugualmente segnalato un fragoroso spettacolo pirotecnico, udito anche a da altri abitanti del quartiere, già allarmati dal via vai di volanti ed ambulanze.

Quei fuochi d’artificio potrebbero essere stati esplosi per diramare un fragoroso ed eloquente messaggio. Potrebbe, infatti, trattarsi della “firma” degli autori del duplice agguato in cui ha perso la vita il 29enne Giulio Fiorentino – indicato come il braccio destro o comunque come uno degli uomini più fidati dell’erede del “XX” – ed è rimasto ferito il 23enne Vincenzo Di Costanzo.

I giovani aspiranti boss del Rione Conocal di Ponticelli che negli ultimi tempi con crescente veemenza ed irriverenza seguitavano a marcare la scena camorristica, potrebbero aver messo a segno quell’agguato seguendo una logica ben precisa.

Nel ferimento di Giuseppe Righetto detto ‘o Blob, 35enne ritenuto attualmente la figura-cardine della malavita ponticellese, avvenuto all’incirca 48 ore prima, i nuovi ras del Conocal avrebbero carpito un evento propizio per agire e colpire gli “XX”, acerrimi rivali, forti del fatto che i riflettori degli inquirenti si sarebbero accesi proprio sulla cosca di via Franciosa. Tutto lascerebbe presagire, infatti, che quel duplice agguato potrebbe essere la replica dei Casella proprio al ferimento del fratellastro.

Ma una mano di “‘o Blob” vale due reclute del clan XX?

Secondo la logica degli spari che animato la faida andata in scena quattro mesi fa, no.

La cosca di via Franciosa, dopo la scarcerazione inaspettata nell’ottobre del 2019, ha adottato una politica più conservatrice e morigerata, mirata a salvaguardare gli interessi economici del clan, tenendosi lontani dalle armi il più possibile. I fratelli Casella sanno che un morto espone al rischio dell’ergastolo. Un rischio che non sono pronti a correre, anche se la posta in gioco è il controllo del territorio. In seguito al ferimento di Righetto, via Franciosa è diventata una strada fantasma, con i fratelli Casella relegati nelle loro abitazioni, palesando un atteggiamento più mirato a difendersi che ad attaccare. 

Inoltre, il raid che ha dato il via al botta e risposta tra le due compagini, quello in cui rimase ferito Rodolfo Cardone, è stato compiuto con un fucile a piombini, chiaro segnale del fatto che chi ha sparato, ha agito con l’intento di “offendere”, ma non di uccidere.

La replica della controparte avrebbe poi portato al ferimento ugualmente blando del cognato dei Casella, Luigi Aulisio, raggiunto da un proiettile alla schiena.

Un altro scenario, invece, potrebbe delinearsi intorno al ferimento di Rosario Rolletta che potrebbe non essere stato ferito da un killer al servizio dei Casella, ma vittima del “fuoco amico” al culmine di un litigio nato con qualche recluta del clan al quale lui stesso apparteneva – gli “XX” – e per questo, vedendo la sua vita messa a repentaglio su più fronti, avrebbe deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi ad una condanna a morte praticamente certa.

Sulle circostanze in cui è maturato l’agguato di Rolletta sarà lo stesso neo-collaboratore a fare chiarezza. Per questo, in seguito alla notizia del pentimento di “friariello” – questo il soprannome di Rolletta – è calato un inquietante silenzio durato 4 mesi.

Perchè i Casella e gli XX avrebbero deciso di rompere gli indugi, dopo ben 4 mesi di silenzio, per tornare a combattere una guerra che potrebbe portare solo guai ad entrambe le compagini?

Righetto, con una mano fuori uso, i fratelli Casella rintananti nei loro bunker: in questo scenario, in questo clima, difficilmente la cosca di vi Franciosa sarebbe stata in grado di replicare a quell’agguato con tanta rapidità e veemenza, a meno che qualche killer del vecchio clan De Luca Bossa non si sia offerto di fare “il lavoro sporco” per loro.

Di contro, ben più forti e plausibili appaiono le motivazioni che possono aver armato le mani di due giovanissimi killer del clan radicato nel Rione Conocal e costituito da giovani di età compresa tra i 16 e i 23 anni.

Le ruggini tra le figure apicali della “paranza dei bambini del Conocal” e gli “XX” risalgono a più di un anno fa, tant’è vero che ‘o professore, lo zio di uno dei baby-leader della camorra, si sarebbe unito al gruppo per vegliare sul nipote, poichè preoccupato dal fatto che “XX” potesse ucciderlo. 

Tante, tantissime le “stese” che proprio lo scorso anno, nel bel mezzo del lockdown, si sono registrate nel Rione Incis e nel Rione Conocal, e che rafforzano lo scenario condito di odio e dissapori tra le due fazioni avverse.

Di recente, l’ennesimo alterco: due reclute del clan “XX” sarebbero stati invitati ad allontanarsi dalla villa comunale di Ponticelli con le cattive maniere, proprio da due figure apicali del nuovo focolaio camorristico nato nel Rione Conocal. Un episodio che palesa la volontà di questi ultimi di conquistare il territorio, rivendicando la propria egemonia, soprattutto colpendo quel cartello criminale costituito sì da giovani, ma che allo stato attuale, a Ponticelli personifica un ideale, oltre che un modello camorristico temuto e rispettato, a tal punto da imporre nel frasario collettivo l’utilizzo di una sigla, quando si vuol parlare di loro, pur di non pronunciare i loro nomi.

Non è da escludere che il ferimento di Peppe ‘o blob possa essere maturato al culmine di un diverbio, allorquando il 35enne, in segno di sfida, abbia poggiato la mano sulla canna della pistola impugnata da uno di quei “ragazzini” invitandolo a sparare. Il fatto che Righetto abbia descritto i ragazzini che lo avrebbero affiancato con l’intento di rapinarlo come due “ragazzini” rafforza l’ipotesi che anche su quell’azione possa esserci la firma del nuovo cartello camorristico radicato nel Conocal.  Nel gergo locale, vengono così definiti proprio i membri di quel nuovo clan, a riprova della loro giovanissima età.

Proprio perchè consapevoli di innescare uno scenario che avrebbe portato gli inquirenti a propendere per il ritorno alla faida tra Casella e “XX”, i giovani aspiranti leader del Conocal potrebbero aver deciso di “fare il morto”, rivendicando così non solo la loro presenza sulla scena camorristica locale, ma anche la loro supremazia.

Un numeroso esercito di giovani, ben equipaggiati ed armati e con una considerevole disponibilità economica, pronti ad impugnare le armi per far valere le loro ragioni e desiderosi di vedere i nomi delle loro famiglie troneggiare sul quartiere: questo l’identikit del nuovo credo camorristico che avanza a Ponticelli.

Cosa c’è da aspettarsi ora?

La replica verrà partorita dall’ “uomo nascosto”: la mente pensante del clan XX, un camorrista “vecchio stampo” che rappresenterebbe la regia in grado di ordire le azioni camorristiche compiute dagli eredi del clan De Micco-De Martino.

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Prec.

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