Tra lo stupore per l’ennesimo raid maturato nel bel mezzo del lockdown e durante le ore in cui vige il coprifuoco e la plausibile paura che puntualmente tiene banco dopo gli spari, a Ponticelli è tempo di far luce su quanto accaduto nella notte tra giovedì 11 e venerdì 12 marzo.
La notizia del ferimento di Giuseppe Righetto detto ‘o blob, 35enne fratellastro dei Casella, ritenuto al momento una delle figure più autorevoli della malavita locale, si è diffusa nel quartiere solo nel tardo pomeriggio di venerdì 12 marzo.
Un dettaglio che sottolinea una delle tante anomalie emerse dalla dinamica dei fatti fornita dallo stesso Righetto agli agenti della polizia di Stato del commissariato di Ponticelli, giunti al pronto soccorso dell’Ospedale Villa Betania, dove il 35enne si è recato autonomamente per farsi medicare la vistosa ferita alla mano.
‘O Blob vive in via Franciosa, fortino del clan Casella, dove occupa un ex negozio adibito ad appartamento. Agli agenti ha riferito di essere stato aggredito da due ragazzini che intendevano rapinarlo, mentre si trovava in cortile a fumare una sigaretta. Tuttavia, i residenti in zona non hanno udito spari né rumori. A maggior ragione, in un clima desertico come quello che si respira per effetto delle normative anti-covid, un episodio tanto eclatante non sarebbe passato in sordina.
Basta pensare che quando Luigi Aulisio, cognato dei Casella, lo scorso 29 ottobre venne raggiunto da un proiettile alla schiena poco dopo le 21, nei pressi di via Napoli, quel ferimento generò un gran trambusto, malgrado i residenti in zona fossero tutti barricati in casa per guardare la partita del Napoli.
Inoltre, se il ferimento di Righetto fosse realmente maturato in via Franciosa, senza alcun dubbio si sarebbe verificato un repentino intervento dei fratelli Casella o dei fedelissimi del clan, quantomeno per accompagnare il 35enne in ospedale.
Righetto ha spiegato agli agenti di polizia che sarebbe stato raggiunto da quel proiettile alla mano destra che gli ha procurato una frattura chiusa al metacarpo stimata guaribile in 30 giorni, al culmine di una colluttazione con “due ragazzini” che avrebbero cercato di rapinarlo.
Una ricostruzione che potrebbe rispecchiare la reale dinamica dell’accaduto, ma non il movente e che potrebbe essere maturata in un luogo diverso da quello che Righetto ha indicato agli inquirenti. Sul posto, infatti, non sono state trovate tracce ematiche né bossoli. Inoltre, la zona indicata è sprovvista di videocamere.
Cosa nasconde o omette ‘o Blob?
Le ipotesi sono varie e tutte plausibili.
In primo luogo, potrebbe aver lasciato la sua abitazione per incontrare qualcuno o per compiere un’azione che preferisce non riferire alle forze dell’ordine che indagano sull’accaduto.
I residenti in zona, commentando l’accaduto, ironicamente, ipotizzano che ‘O blob possa essersi ferito da solo, magari mentre puliva un’arma e per vergogna e/o per omettere la presenza di armi non dichiarate nelle sue disponibilità, avrebbe propinato quella dinamica dei fatti.
Tutt’altro che casuale il riferimento ai “ragazzini”: una definizione volutamente fornita dal 35enne con l’intento di schernire e sminuire la portata dei suoi aggressori o probabilmente ne ha fornito una descrizione più che dettagliata.
Nel gergo locale, negli ambienti malavitosi, vengono così apostrofati i giovani aspiranti ras del Rione Conocal, proprio per rimarcarne la tenera età. Poco più che maggiorenni, “quei ragazzini” in più di una circostanza si sono cacciati nei guai per aver piantato grane a elementi di spicco della camorra locale. All’incirca un anno fa, si erano ritrovati in una situazione analoga con Roberto Boccardi. Una rissa, nell’ambito della quale “i ragazzini” avevano avuto la peggio e di tutta risposta impugnarono le armi, al calar del sole, per andare a compiere una “stesa” proprio sotto casa del elemento di spicco del clan de Luca Bossa che era tornato in libertà da pochi giorni.
Non è da escludere, quindi, che anche in questo caso, la camorra potrebbe fungere da sfondo in una vicenda sorta per motivi personali: un diverbio, acredini, dissapori, incomprensioni sfociati in un violento alterco che ha portato “i ragazzini” ad impugnare l’arma e a sparare, ferendo ‘o Blob. Chi conosce Righetto, afferma che non è improbabile che, in segno di sfida, abbia potuto tappare la canna della pistola con la mano, sfidando i suoi interlocutori, invitandoli a sparare, rimediando così quella ferita alla mano.
Righetto, in effetti, viene descritto come un tipo dal carattere irriverente, spocchioso, al cospetto del quale un soggetto dall’indole impulsiva può facilmente perdere le staffe. In un passato recente, inoltre, ‘o Blob avrebbe avuto un contenzioso di carattere personale con una persona che abita nel Rione Conocal.
Infine, resta sempre in auge l’ipotesi del ritorno alle armi per continuare la faida per il controllo del territorio, bruscamente interrotta 4 mesi fa, in seguito al ferimento di Rosario Rolletta che portò quest’ultimo a maturare la decisione di pentirsi. Una prospettiva che continua a turbare gli interpreti della malavita locale, poichè Rolletta – contiguo al clan XX – era molto ben addentrato nelle dinamiche camorristiche locali e si teme che le sue dichiarazioni possano danneggiare entrambe le compagini coinvolte nella faida: XX – gli eredi del clan De Micco-De Martino – e i Casella. Tuttavia, i giovani aspiranti boss del Rione Conocal che negli ultimi tempi hanno manifestato la volontà di far sentire la loro presenza, difficilmente resteranno a guardare, se effettivamente dietro il recente ferimento di Righetto si cela la volontà di tornare a sparare per sancire l’egemonia di un nuovo clan a Ponticelli.