L’8 marzo, la giornata in cui si celebra la giornata internazionale della donna, offre un prezioso pretesto per fare il punto della situazione circa la condizione femminile nel nostro Paese.
Secondo i dati forniti dal Global Gender Gap Report 2020, nel nostro Paese è molto più difficile per una donna riuscire a trovare un lavoro. Una situazione ulteriormente compromessa dall’emergenza covid: degli oltre 400mila posti persi dall’inizio della pandemia, più di 300mila riguardano l’occupazione femminile.
Il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, colloca l’Italia a metà classifica nel mondo: 76esimi, tra la Thailandia e il Suriname, il nostro Paese ha perso sei posizioni rispetto alla scorsa edizione, sui 153 paesi analizzati. Tra i grandi paesi in Europa, dietro di noi solo Repubblica Ceca, Grecia, Malta, Cipro e Ungheria.
Lavoratrici autonome, precarie, a part-time: questo l’identikit delle donne italiane.
In questi mesi di pandemia le donne sono state impegnate nei servizi essenziali: scuola, sanità, pubblica amministrazione, ristorazione, grande distribuzione e sono state anche le più colpite dai contagi sul lavoro da Covid-19. A casa hanno dovuto assistere i figli nella didattica a distanza, ma prima ancora dell’emergenza sanitaria, le italiane scontavano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, con uno dei più bassi tassi di occupazione: il 48,5% contro il 62,4 della media europea e punte al di sotto del 30% nel Mezzogiorno.
Anche il premier Mario Draghi ha ricordato come il nostro Paese abbia una delle peggiori differenze salariali uomo-donna del Vecchio Continente, calcolata da Eurostat attorno al 24%.
La difficoltà di conciliare vita lavorativa e familiare ha costretto nel 2019 oltre 37mila neo-mamme a dare le dimissioni, quasi il triplo dei neo-papà. Nel passato diversi governi hanno cercato di migliorare la situazione, da ultimo il family act e il sistema di assegno unico per i figli, che dovrebbe diventare operativo quest’anno. Ora importanti risorse sono in arrivo con il Recovery Plan. Tra gli obiettivi c’è anche quello di assicurare eguale accesso alla formazione soprattutto per le professioni del futuro: tecnologiche, digitali e ambientali. E incentivare le discipline cosiddette STEM. Le ragazze, infatti, rappresentano solo il 37% per cento degli iscritti nelle materie scientifiche.