EC. CP. MN. KP.: un messaggio in codice che spopola sui social network e che assume un significato ben preciso, poiché divulga le iniziali della nuova generazione camorristica che tiene sotto scacco il rione Conocal di Ponticelli. Giovanissimi, cresciuti osannando il codice d’onore della camorra e sognando con trepidazione l’arrivo del momento in cui sarebbe toccato a loro comandare.
Legati a filo doppio al clan D’Amico e a quei “fratelli fraulella” che nel Rione Conocal vengono ancora compianti e venerati come veri uomini d’onore, perchè stanno scontando la condanna in carcere, senza lasciarsi accarezzare dall’idea di pentirsi, CP., KP. e MN., a dispetto della loro giovanissima età, sono i padri dei nipoti dei “fraulella”. Un legame tutt’altro che trascurabile che rilancia la credibilità di quelli che a tutti gli effetti sono dei ragazzini, poco più che 18enni, che giocano ad atteggiarsi a boss, ma che, di fatto, allo stato attuale, sono riusciti ad imporre la propria egemonia su un pezzo di quartiere.
Un gruppo di giovani che fece parlare di sè già nell’estate del 2017, allorquando trascorrevano le loro serate scorrazzando nel parcheggio della villa De Filippo e lungo le strade del quartiere, seminando il panico tra i pedoni.
Nel corso di quell’estate, in più di una circostanza, quella che un tempo era una vivace baby gang e che oggi si è tramutata in un vero e proprio clan camorristico, fece da apripista ai leader del clan De Micco, annunciandone “stese” e raid intimidatori.
Quei giovani, sfrontati e irriverenti, inscenavano delle vere e proprie processioni a passo d’uomo, a bordo dei loro scooter per annunciare l’esecuzione di un agguato, costringendo le auto a rallentare perchè, malgrado la loro giovane età, nessuno avrebbe mai osato sfidare quel corteo di servili soldati della camorra.
Il parcheggio della Villa De Filippo, in verità, durante le sere d’estate, si tramuta in un vero e proprio palcoscenico dove i giovani in cerca di attenzioni da parte dei clan, possono mettersi in mostra e, in effetti, quei ragazzini sembrano aver fatto tesoro degli insegnamenti acquisiti nel periodo in cui orbitavano intorno al clan De Micco.
Ora, però, la scena è cambiata: il clan De Micco sopravvive nell’acronimo “XX” una sigla che a Ponticelli coincide con il nome di uno spietato killer della camorra, Antonio De Martino, anch’egli detenuto al pari delle altre figure apicali del clan dei “Bodo”. A difendere l’onore e il territorio del clan è l’ultimo erede della famiglia De Martino, il fratello minore di Antonio “XX” e tra lui e i giovani nuovi leader del rione Conocal non corre affatto buon sangue ed è proprio per questo che accanto a questi ultimi è apparsa la figura di “Zio prof.”.
“Il professore”, così soprannominato proprio perchè come il boss Raffaele Cutolo ama scrivere delle poesie, anche ispirate a fatti tragici maturati per mano della feroce logica della camorra, è lo zio di uno dei giovanissimi fondatori del nuovo sodalizio camorristico, oltre che il figlio di un cutoliano doc: il celeberrimo “Patacchella”.
“Zio prof.” teme che suo nipote possa finire trucidato anzitempo per mano di “XX” e sarebbe “sceso in strada” per vegliare sul nipote, d’intesa con il fratello detenuto, rampollo di una famiglia che da sempre a Ponticelli è sinonimo di camorra e che fin da giovanissimo ha seguito la strada della malavita, proprio come suo figlio sta facendo adesso. Si narra che poco più che ventenne, riuscì a sopravvivere a diversi agguati, commissionati proprio dal padre, temuto ras di Ponticelli, ex-cutoliano della Nuova camorra organizzata, con una lunga serie di accuse alle spalle: associazione mafiosa, detenzione d’ armi, estorsioni, rapine. Dopo il declino di Cutolo, Patacchella diventa un fedelissimo dei Sarno, mentre il suo secondogenito converge nel clan rivale per antonomasia: quello di Andrea Andreotti, “‘ o Cappotto”. Così Patacchella, quando ha visto il figlio diventare autista personale, guardaspalle, amico del rivale, ha iniziato a bramare vendetta. Per lui era diventato motivo di vergogna, lo vedeva come un traditore, capace di sferrare al padre il peggior affronto che un figlio può fare ad un uomo d’onore.
Quello che resta oggi di quella fitta trama di spari ed omertà è la scelta di vita di un giovane cresciuto senza un padre, perchè detenuto e con un solco ben delineato nel suo destino che lo conduce inevitabilmente ad un bivio: o la morte o la galera.
Incapaci di imparare dagli errori dei loro genitori, le giovani leve del rione Conocal vedono, invece, in quelle storie fatte di cicatrici, carcerazione e proiettili, un epilogo pregno di enfasi ed esaltazione che oggi li porta a ricoprire un ruolo di primo ordine nell’ambito della scena camorristica di Ponticelli, rimarcando con orgoglio il senso d’appartenenza ad uno dei clan più datati del quartiere.
“Decidono tutto loro nel Conocal, anche dove devi parcheggiare“: si sintetizza così il momento storico che i residenti in zona sono costretti a vivere.
Un gruppo di ragazzini che marca il territorio proprio come gli hanno insegnato “i grandi”: a tutto gas, sfrecciando sui loro “SH”, proprio come era solita fare anche la “passillona” Annunziata D’Amico, la defunta donna-boss che lungo le lingue d’asfalto che si alternano tra i palazzoni di quello che un tempo fu anche il suo bunker, amava consacrare il suo potere proprio così, impennando in sella al suo grosso scooter. Anche “zio prof.”, da bravo “angelo custode”, accompagna suo nipote e i suoi fedelissimi amici-alleati nelle consuete scorribande, per vegliare su di lui, ma forse anche per respirare quella boccata di potere inedita.
Un’egemonia che quel gruppo di ragazzini ostenta a suon di post sui social ed accelerate sugli scooter e che si estende ben oltre i confini del rione Conocal, giungendo fino a via Argine: oggi, a Ponticelli, comandano loro, i “ragazzini del Conocal”, fino da “Mimmotto dei panini”.
Una consacrazione resa possibile grazie alla crociata condotta da EC., il giovane aspirante boss del Conocal che a suon di stese, ormai da un anno, ha minato la credibilità dei De Luca Bossa, portando perfino il giovane boss Umberto a temere per la sua incolumità. Protagonista di un triangolo amoroso che lo ha visto contendersi la donna amata con Roberto Boccardi, EC. è riuscito a fidelizzare quel gruppetto di ragazzini anche covando contro il rivale in amore un comune sentimento di rancore e rivalsa. Nel bel mezzo del lockdown, infatti, tra Boccardi e uno dei ragazzini scoppiò un violento litigio. Ad avere la meglio fu Boccardi e allora, KP. e MN. andarono a sparare sotto casa di quest’ultimo.
Per scoprire i nomi dei nuovi interpreti della camorra ponticellese, agli inquirenti non resterà da fare altro che risolvere il rebus legato a quelle iniziali, sbandierate con orgoglio sui social network per ricordare agli amici, ma soprattutto ai nemici che a Ponticelli, adesso, comandano anche loro.