La voragine che ha inghiottito una voluminosa porzione del parcheggio dell’Ospedale del Mare di Ponticelli è solo l’ultimo di una serie di peripezie che hanno travolto il nosocomio di Napoli est nel corso degli anni, ancor prima che la struttura venisse inaugurata.
Il percorso che ha portato alla realizzazione dell’Ospedale del Mare di Ponticelli vanta un iter lungo e tortuoso che si è protratto per circa 20 anni, tra non pochi colpi di scena ed imprevisti.
Il progetto è nato nel 1997: annunciata la realizzazione di una struttura avanguardistica, destinata a diventare il fiore all’occhiello della sanità campana, oltre che uno dei presidi ospedalieri più autorevoli del Mezzogiorno.
I lavori per la realizzazione del nosocomio, tuttavia, prenderanno il via solo nel 2007, ben sette anni dopo.
Progettato a Ponticelli, il quartiere geograficamente più esteso e che registra la maggiore concentrazione demografica dell’intera città di Napoli, l’ospedale del Mare è destinato ad accorpare i presidi ospedalieri Loreto Mare, Ascalesi, San Gennaro e Incurabili.
La spesa complessiva stimata per la realizzazione della struttura ospedaliera è di 187 milioni di euro, una quota finanziata al 57% dai fondi pubblici, mentre il restante 43% proviene da un project financing.
Astaldi e Osmar sono le due imprese che si aggiudicano l’appalto e che si impegnano ad ultimare i lavori nel 2008-2009, in cambio avrebbero gestito tutti i servizi delle strutture per 25 anni.
Un progetto ambizioso, una struttura all’avanguardia che si estende per 145.800 metri quadri, 18 sale operatorie, 451 posti letto, ma anche un albergo destinato ad accogliere i parenti dei pazienti che giungeranno da altre città e comuni e che pertanto si vedranno impossibilitati a rincasare e perfino un centro commerciale.
I lavori prendono il via in un momento storico ben preciso: su Ponticelli aleggia lo spettro del pentimento delle figure simbolo del clan Sarno, la cosca camorristica che per decenni ha tenuto sotto scacco la periferia orientale di Napoli e l’entroterra vesuviano, spingendosi fino al cuore della città. Il rione De Gasperi, la roccaforte dei fratelli Sarno, giace a due passi dal terreno incolto destinato ad accogliere il progetto che di lì a poco porterà alla realizzazione dell’ospedale.
Sul quartiere aleggia un’inquietante leggenda secondo la quale i Sarno, negli anni precedenti, erano riusciti a consacrare e consolidare la loro egemonia, sventando il pericolo di “spiate” da parte dei gregari che si lasciavano affascinare dall’idea di passare dalla parte dello Stato, ordinando una serie di efferati omicidi. Diversi collaboratori di giustizia, dopo svariati anni, confermeranno che nelle campagne incolte di Ponticelli, così come in molte altre aree rurali del vesuviano, la camorra si sarebbe disfatta dei corpi dei nemici, ma anche degli “amici scomodi”.
Sono gli anni in cui i fratelli Sarno, vedendosi ormai messi alle corde, decidono di rifocillare le casse del clan prima di pentirsi e danno il via ad una serie di estorsioni a tappeto, spingendosi fino al porto di Napoli dove impongono tangenti estorsive su ogni carico, in uscita e in entrata, e secondo quanto emerso dalle dichiarazioni rilasciate proprio dai collaboratori di giustizia, avrebbero praticato delle estorsioni anche alle ditte che stavano lavorando alla realizzazione dell’Ospedale del Mare di Ponticelli.
“I Sarno andavano a piedi a prendersi i soldi”, afferma una delle tante persone informate dei fatti per rimarcare la vicinanza del rione De Gasperi al cantiere allestito per la realizzazione del nosocomio. Una vicinanza geografica che in procinto dell’inaugurazione della struttura ha fatto temere che le famiglie che versano in un noto ed acclarato stato di emergenza abitativa potessero occupare le stanze dell’albergo destinato ad accogliere i familiari dei pazienti ricoverati ed attualmente adibito a covid resort.
Nell’ottobre del 2010 i lavori vengono bruscamente interrotti e i cantieri vengono chiusi da un’inchiesta che coinvolge 12 persone tra funzionari della Regione e della ASL Napoli 1. L’inchiesta rilevava la realizzazione di lavori in difformità dal progetto che avevano provocato anche una lievitazione dei costi.
Tanto basta per trasformare il cantiere in una discarica a cielo aperto. Copione analogo a quello andato in scena in via Carlo Miranda, in seguito all’interruzione dei lavori per la realizzazione di nuovi plessi di edilizia popolare. Con i soli pilastri in cemento rimasti a ricordare l’ennesima opera incompiuta, tra i cui relitti perse la vita il piccolo Francesco Paolillo, quel terreno è stato più volte adibito a discarica con tanto di gru in azione nel cuore della notte per interrare rifiuti e per questa ragione sottoposto a sequestro più volte.
Diversi terreni incolti della periferia orientale di Napoli, in quegli anni, vanno incontro allo stesso destino, accogliendo vagonate di rifiuti, molti dei quali vengono anche interrati.
Nell’agosto del 2012, vengono stanziati all’incirca 180 milioni di fondi pubblici per rimettere in moto la macchina dei lavori necessari per portare a termine l’opera. I lavori ripartono supportati da una crescente ondata di ottimismo, fomentata soprattutto dalla trattativa tra il comune di Napoli e il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis circa la possibilità di avviare proprio a Ponticelli un altro prestigioso progetto: la realizzazione del nuovo stadio degli azzurri, proponendo un modello a immagine e somiglianza delle strutture sportive dei club più prestigiosi d’Europa. Un progetto mai concretizzato, perché le parti non riusciranno a trovare un accordo concreto e che di fatto resta solo un’ipotesi fantasiosa che per qualche tempo ha accarezzato i sogni dei residenti in zona, speranzosi di poter accogliere le gesta sportive dei loro beniamini.
Costato quasi il doppio di quanto preventivato, superati una serie di durissimi scogli, sull’Ospedale del Mare si abbatte un’altra onda durissima: il rischio sismico. Quando fu individuata l’area dove costruire l’ospedale, Ponticelli rientrava nella zona gialla. In seguito alla nuova riperimetrazione del rischio vulcanico decisa dalla Protezione Civile, l’Ospedale del mare rientra nella zona rossa, quella a più alto rischio in caso di eruzione. Il commissario ad acta della struttura dal 2009, Ciro Verdoliva, garantisce che la struttura è in grado di espellere i lapilli provenienti dal Vesuvio in caso eruzione e che il plesso è antisismico, ma ciò non basta a sedare le polemiche.
Ciononostante, i lavori proseguono e il 13 marzo del 2015 vengono inaugurati i primi reparti del nosocomio, dando il via ad una serie di tagli del nastro che, di volta in volta, apriranno nuovi comparti della struttura.
Cartelli stradali inesistenti o riportanti indicazioni errate, assenza di mezzi di trasporto che garantiscano un collegamento diretto con il nosocomio, infiltrazioni d’acqua all’indomani di violenti temporali nei reparti nuovi di zecca: sono solo una parte delle prime criticità che emergono in seguito all’inaugurazione della struttura ospedaliera che nell’estate del 2018 finisce nell’occhio del ciclone perché il reparto di chirurgia vascolare viene chiuso con dimissione di tutti i pazienti per consentire a medici e infermieri di partecipare alla festa organizzata in un locale a Pozzuoli dal neo primario, proprio per celebrare il nuovo incarico.
L’ultimo comparto inaugurato è il pronto soccorso.
Quando in Italia scoppia l’emergenza coronavirus, l’Ospedale del Mare viene adibito a covid center. Ad aprile del 2020, viene accolto tra gli applausi dei residenti in zona l’arrivo dei 57 camion provenienti da Padova che trasportano i moduli prefabbricati di cui si comporrà il primo ospedale da campo realizzato in Campania per aumentare i posti letto di terapia intensiva dedicati ai pazienti Covid e che verrà allestito proprio nell’area parcheggio dell’ospedale del Mare di Ponticelli. Un’operazione che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, spiega essere necessaria per garantire ulteriori posti in terapia intensiva, soprattutto in vista della seconda ondata di contagi attesa in autunno. Un’inchiesta di “Report” genera l’ennesima bufera che travolge il nosocomio di Ponticelli: appena tre mesi dopo, ad agosto del 2020, la procura di Napoli apre un’inchiesta per far luce sulla gara d’appalto da oltre 15 milioni di euro aggiudicata dalla Soresa – centrale regionale per gli acquisti – con la procedura di somma urgenza consentita dalla legge alla società padovana Med per l’acquisto degli ospedali modulari.
Nel frattempo, quando l’emergenza sanitaria scoppia anche in Campania, le inefficienze e i disagi che si registrano all’Ospedale del Mare balzano continuamente agli onori della cronaca. A dicembre del 2020, le immagini che immortalano le infiltrazioni d’acqua dal soffitto dei moduli del covid center finiscono su tutti i giornali.
Il 2021 sorge nel segno di una cattiva stella: all’alba di venerdì 8 gennaio il cedimento di una nutrita fetta di manto stradale dell’area parcheggio provoca una voluminosa e profonda voragine.
La voragine sarebbe stata causata dal cedimento di un solaio che reggeva un terrapieno con la vasca di rilancio dell’acqua sanitaria e dell’impianto antincendio dell’Ospedale, secondo quanto dichiarato ai media dai vigili del fuoco. La vasca è in cemento e non ha problemi ma i tubi dei servizi sono stati tranciati. Il terrapieno poggia ora su un secondo solaio che potrebbe cedere da un momento all’altro.
Il terrapieno della vasca sottostante al parcheggio dell’ospedale del Mare non è stato progettato per sostenere tutto il peso che reggeva.
La Procura di Napoli ipotizza il reato di disastro colposo. A far luce sulla vicenda, i carabinieri del comando di Poggioreale e del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, oltre ai magistrati della sezione lavoro e colpe professionali.
Perizie e consulenze tecniche serviranno a individuare eventuali responsabilità nel crollo e a far luce sulle cause che hanno provocato il cedimento del manto stradale.