Il 2021 si apre nel segno dell’emergenza covid-19 e nella fibrillante attesa di conoscere le decisioni che il governo adotterà nei prossimi giorni per contenere il rischio di contagi.
In attesa di scoprire quale colore sarà assegnato alla Campania e, di conseguenza, quali limitazioni entreranno in vigore nella regione governata da De Luca a partire da lunedì 11 gennaio, le uniche certezze riguardano i prossimi quattro giorni: giovedì 7 e venerdì 8 gennaio in tutta Italia saranno in vigore le normative vigenti per la zona gialla, mentre nel weekend di sabato 9 e domenica 10 gennaio, l’intero stivale sarà arancione.
Una boccata d’ossigeno, dunque, per i ristoratori campani così come sottolineato da Confesercenti Campania. Secondo le stime e le informazioni in possesso di Confesercenti circa il 65% di tali attività ha deciso di riaprire oggi e domani. «Il dialogo aperto con la Regione – dice il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo – ha prodotto questa apertura che non era affatto scontata. L’incontro che, insieme ai vertici regionali di Fiepet (Federazione Italiana degli esercenti pubblici e turistici) Politelli e Martucci, abbiamo avuto con l’assessore Marchiello ha generato una boccata d’ossigeno importante, dato il momento, per ristoratori e lavoratori. In Campania contiamo 18mila ristoranti e 38mila tra bar e vinerie: di queste 56mila attività, che danno lavoro ad oltre 200mila lavoratori, almeno 36mila stanno aprendo in queste 48 ore, con un incasso di oltre 36 milioni di euro di fatturato e con l’impiego di circa 130mila dipendenti. E’ una opportunità anche per i lavoratori, perchè in questo modo gira, anche se solo un po’, l’economia e si garantisce il minimo indispensabile anche ai dipendenti, che ancora attendono la cig da alcuni mesi. Ecco perchè riteniamo – conclude Schiavo – che sia stato importante ottenere questa riapertura di due giorni, in attesa di avere un chiaro, certo e lungimirante calendario di apertura e chiusura delle nostre attività, che necessitano di programmazione».
Seppure le disposizioni adottate per la zona gialla prevedono l’apertura di bar e ristoranti fino alle 18, la magra consolazione dei ristoratori resta quella di poter garantire il servizio ai tavoli almeno a pranzo.
Nei giorni in cui vige la zona arancione, invece, i locali restano chiusi, l’asporto è consentito fino alle 22, mentre la consegna a domicilio non subisce nessuna restrizione.
Nelle ultime ore, come puntualmente accade quando impazza il “toto-decreto” serpeggia un rumors che introduce uno scenario che rischia di infliggere un’ulteriore limitazione ad una delle categorie più provate dall’emergenza covid-19: estendere il divieto di servizio ai tavoli anche in zona gialla, estendendo la chiusura di bar, ristoranti, pub e pizzerie anche nelle regioni con un basso tasso di RT.
Un’ipotesi che preoccupa i ristoratori, così come spiega il maestro pizzaiolo Errico Porzio, proprietario di 7 locali in Campania: “Sembra quasi che la ristorazione sia la causa del virus! – si legge in un post pubblicato su facebook dal pizzaiolo di Soccavo – Le istituzioni ormai ci hanno abbandonato trascurando tutti i lavoratori che fanno parte del comparto e senza consegnarci indicazioni per il futuro!
Ma noi non molliamo e seppur per soli 2 giorni e solo a pranzo vi aspettiamo a braccia aperte!” Conclude il post accompagnato da una foto che ritrae Porzio insieme al suo staff con le braccia spalancate, proprio a voler mimare il vivo e sentitissimo desiderio di riabbracciare i clienti, dopo i tanti impedimenti e la chiusura forzata degli ultimi tempi.
Vero leader della resistenza e della ripartenza, Porzio è stato uno dei protagonisti indiscussi del lockdown dello scorso marzo, grazie alle sue seguitissime videoricette in diretta su facebook che hanno registrato milioni id visualizzazioni. Malgrado il vento di crisi che soffia sull’intero pianeta, Porzio ha salutato il 2020 inaugurando due nuovi locali: una pizzeria a Salerno e una focacceria al Vomero.
Il “Pizzaiolo social” – così ribattezzato per il successo che riscuote sui social network – non nasconde la sua preoccupazione, ma anche il suo disappunto per le sorti incerte in cui versa la sua categoria, tra le più colpite non solo dal lockdown, ma anche dalle limitazioni e dalle chiusure imposte dai vari Dpcm.
“Dopo il primo lockdown ci siamo superattrezzati per garantire la massima tranquillità ai clienti – afferma il maestro pizzaiolo Errico Porzio – distanziamento tra i tavoli, dispenser di igienizzanti all’ingresso e in diversi punti dei locali, pareti divisorie tra i tavoli, coperti ridotti e destinati ad accogliere non più di 4 persone per tavolo, stiamo lavorando solo su prenotazione per evitare assembramenti all’esterno dei locali. Pertanto, a mio parere è incomprensibile l’ostinazione che porta il governo a tenere ancora chiusi i locali. Invece di limitare le attività di noi ristoratori o chiuderle ancora una volta, sarebbe più opportuno e meno dannoso per tutti aumentare i controlli. Intensificare i controlli, renderli più serrati per stanare i soggetti che non rispettano le normative anti-covid, sarebbe la soluzione più ragionevole, affinchè la negligenza di una sparuta minoranza di ristoratori, non danneggi un’intera categoria.”