Continua a destare scalpore la vicenda del rider aggredito a Napoli da un gruppo di sei giovani, di cui quattro minorenni, tutti dell’area Nord di Napoli.
Il pestaggio e la rapina dell’Sh 125 del rider è avvenuto poco dopo l’una di notte del 2 gennaio scorso, ma la vicenda è stata resa noto il giorno seguente, quando durante la serata di domenica 3 gennaio il video che ritraeva la violenta sequenza è stato divulgato sui social ed è diventato subito virale.
Repentina la replica delle forze dell’ordine che in meno di 24 ore hanno identificato gli autori della rapina e ritrovato lo scooter rubato nel rione dei Fiori nel quartiere Secondigliano.
La Procura della Repubblica ha disposto 4 fermi presso il Tribunale per i minorenni nei confronti di due diciassettenni e due sedicenni. Altri due provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Procura di Napoli, sono stati invece indirizzati ai due ventenni.
Nel decreto di fermo firmato dal sostituto procuratore Nicola Ciccarelli emerge che il gruppo guidava due scooter, uno con targa contraffatta, l’altro rubato nelle ore precedenti. Secondo la testimonianza del rider, erano armati di una pistola, priva di tappo rosso e di un coltello.
La rapina dello scooter Honda Sh 125 di colore bianco, così come denunciato dallo stesso rider, è avvenuta poco dopo l’una di notte mentre il 50enne tornava da una consegna effettuata in via Janfolla a Miano.
Una vicenda che ha attivato una vera e propria maratona di solidarietà per aiutare il 50enne vittima dell’increscioso episodio: non solo una raccolta fondi, ma anche una proposta di lavoro concreta per l’uomo ex macellaio che di recente ha perso il lavoro e si è rimboccato le maniche per provvedere al mantenimento della sua famiglia.
“La sua famiglia è distrutta, lui è figlio di gente perbene, non di delinquenti. La madre mi ha detto di voler subito chiedere scusa alla vittima di quelle violenze”, ha comunicato l’avvocato Carlo Ercolino, legale di uno dei due 16enni. “E’ stato un episodio assolutamente deprecabile e intollerabile – ha precisato ancora l’avvocato – ma, per le modalità con le quali è stato portato a termine, più che a una rapina somiglia a un atto di bullismo, perpetrato dal branco nei confronti di un uomo che a 50 anni, per dare da mangiare alla sua famiglia, si è piegato a fare un lavoro da ragazzino. Ai loro occhi deve essere sembrato un fallito e forse proprio per questo, complice il contesto e l’ignoranza, hanno deciso di ‘bullizzarlo’, rubandogli, infine, anche lo scooter”.