Il 2020 si conclude con la conferma del fine pena mai per le figure-simbolo dei clan alleati di Napoli est condannati all’ergastolo per l’omicidio del boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo e del 19enne Ciro Colonna, vittima innocente della criminalità.
L’attesissimo verdetto è giunto lo scorso 29 dicembre dai giudici della quinta Corte d’Assise d’Appello di Napoli.
Non sono mancati i colpi di scena: ergastolo confermato per il mandante dell’omicidio, il boss di San Giovanni a Teduccio Ciro Rinaldi, gli esecutori materiali Michele Minichini e Antonio Rivieccio, la lady-camorra del Lotto O Anna De Luca Bossa, rea di aver segnalato con un sms la presenza di Cepparulo all’interno del circolo ricreativo del suo rione, consentendo così ai killer di entrare in azione per eliminarle e le “pazzignane” del Rione De Gasperi Luisa De Stefano e Vincenza Maione che fornirono appoggio e copertura ai killer in fuga, nelle fasi successive all’agguato.
Sconto di pena inaspettato per la madre di Michele Minichini, Cira Cepollaro, condannata a 20 anni di carcere. Assolto, invece, Giulio Ceglie, la cui posizione è sempre apparsa meno compromessa rispetto a quella degli altri imputati.
Saranno le motivazioni della sentenza che verranno depositate tra 60 giorni, a chiarire la riduzione della pena di cui ha beneficiato la madre di ‘o tigre.
Un verdetto che stronca pesantemente le speranze delle figure apicali dei clan di Napoli est che nel 2016 unirono le loro forze per riconquistare un ruolo di spessore nell’ambito della scena camorristica locale.
A questo punto, infatti, appare piuttosto utopistico che la cassazione possa stravolgere le sorti dei condannati.
Una sentenza attesa soprattutto tra i relitti del Rione De Gasperi di Ponticelli, fortino delle “Pazzignane” che tanto speravano in una riduzione di pena.
La conferma dell’ergastolo per le lady-camorra di Ponticelli potrebbe generare un terremoto di pentimenti tanto ipotizzato quanto temuto dagli interpreti della malavita locale.
Luisa De Stefano, in particolare, potrebbe a questo punto decidere di seguire i figli per riabbracciare la sua famiglia: il primogenito della “pazzignana” e dell’ex Sarno Roberto Schisa a luglio del 2019 è diventato un collaboratore di giustizia. Una scelta contestata aspramente dai parenti e anche dalla madre, mentre la sorella, nonché figlia della De Stefano, ha accettato di lasciare Ponticelli entrando nel programma di protezione destinato ai parenti dei collaboratori di giustizia. La “pazzignana” dunque sa che pentendosi potrebbe ricongiungersi con i suoi figli.
Diversi i rumors che si avvicendano con insistenza già da qualche tempo nei rioni in odore di camorra del quartiere e che narrano che la De Stefano avrebbe sostenuto diversi colloqui in videochiamata con il marito, anch’egli detenuto e condannato all’ergastolo, per confrontarsi sul da farsi. Roberto Schisa avrebbe ribadito alla moglie la ferma volontà di scontare per intero la condanna, senza lasciarsi accarezzare dall’idea di rinnegare la camorra, rassicurandola, tuttavia, del fatto che se dovesse optare per una decisione differente, comprenderebbe le necessità dettate dal cuore di mamma.
Un’ipotesi allontanata più volte dalla stessa De Stefano che anche nel corso di diverse udienze del processo Colonna-Cepparulo ha rimarcato la ferma volontà di non voler collaborare con la giustizia. La “pazzignana” è consapevole del fatto che alle sue sorti sono legate a filo doppio quelle dei parenti che ancora vivono a Ponticelli e che continuano ad orbitare nell’ambiente camorristico. Il suo pentimento potrebbe generare una lunga scia di sangue e di vendette, se i suoi parenti dovessero rifiutare il programma di protezione.
Posizione analoga per la cugina Vincenza Maione che di recente aveva inviato un messaggio proprio a Luisa De Stefano, approfittando del collegamento in videochiamata con i parenti: “Forza e coraggio, la galera è di passaggio, prima o poi ce ne andiamo a casa”. Il videomessaggio è stato poi pubblicato sui social network, innescando una pioggia di ovazioni, proseliti e consensi indirizzati alle “martiri in gonnella della camorra di Napoli est”.
Appare molto più probabile che la lady-camorra del Lotto O, Anna De Luca Bossa, possa intraprendere la strada del pentimento. La sorella di Tonino ‘o sicco, in passato aveva già manifestato la volontà di passare dalla parte dello Stato, tant’è vero che aveva anche iniziato a rilasciare delle dichiarazioni per poi rivedere le sue decisioni, in seguito alle pressioni e alle minacce dei familiari.
Se fino a qualche mese fa, la matrigna di Michele Minichini poteva beneficiare del supporto soprattutto economico del clan di famiglia, tornato in auge dopo un lungo periodo in sordina, in seguito al blitz che lo scorso ottobre ha decretato la fine dell’era dei de Luca Bossa, lo scenario è cambiato completamente per il clan del Lotto O, dentro e fuori dal carcere. Anna De Luca Bossa viene descritta come una donna dal carattere debole che difficilmente potrà recepire di buon grado l’idea di trascorrere il resto dei suoi giorni dietro le sbarre. Motivo per il quale, il suo tradimento è quello più auspicato e temuto.
Infine, per la serie “mai dire mai”, se appare scontata la reazione del boss Ciro Rinaldi che sconterà senza battere ciglio la condanna, pur di rilanciare la sua indole di vero ed autorevole boss della camorra, non è altrettanto certo che il killer Michele Minichini faccia lo stesso. Seppure deluso e sconcertato dal pentimento di Tommaso Schisa, quello che per lui era un fratello acquisito a tutti gli effetti, non è da escludere che ‘o tigre possa scrivere un nuovo colpo di scena tra le pagine della camorra di Napoli est.