La pandemia ha cambiato il mondo del lavoro drasticamente. Nel 2020 nelle case degli italiani è entrata la parola “smart working” e – a quanto pare – ci resterà ancora fino a fine gennaio 2021, secondo il dpcm del 18 ottobre. Ma non solo ci sono aziende che utilizzeranno questa modalità di lavoro stabilmente, in quanto ha migliorato la produttività e il benessere dei loro dipendenti: ben 2 aziende su 3 secondo il sondaggio dell’Aidp (Associazione italiana dei direttori del personale). Il 30% delle aziende farà interventi di miglioramento per favorire lo smart working; servono infatti strumenti efficienti e performanti per lavorare in maggiore sicurezza e agilità.
Il settore dell’istruzione è quello che ha risentito maggiormente. Le lezioni a distanza, malgrado tutta la buona volontà dei docenti, erano rese difficoltose dalle possibilità tecnologiche loro e degli stessi alunni. Assenza di computer o di linea adsl a casa, fermo immagine, connessione rallentata, sono state fra le motivazioni più forti in questa regione, già colpita da un tasso di dispersione scolastica molto alto (il terzo in Italia), del 19,1%, aumentato in epoca covid.
Lo stato per cercare di arginare questo fenomeno in ascesa, ha deciso di dotare le scuole di banda ultra larga gratuita per 5 anni. “Saranno destinati 200 milioni a favore della connettività per le scuole. È stato trovato l’accordo nel Cobul, il Comitato per la banda ultra larga, di oggi per far sì che le Regioni si attivino per connettere gli Istituti scolastici italiani” aveva annunciato il ministero a marzo.
A ottobre il bando per il digital nella scuola è finalmente uscito. “Gara per i servizi della connettività” è stato chiamato. Ha regole molto ferree, si hanno penali anche per un singolo giorno di ritardo per evitare lo sperpero di denaro pubblico in una situazione allarmante che vede l’Italia molto indietro rispetto alle altre nazioni nel settore del digital. L’ultima rilevazione statistica la dà al quartultimo posto.
Un gap che abbraccia vari livelli, dalla burocrazia alle aziende, dagli istituti ai singoli. Priscilla Ferrante del sito CercoTech.it evidenzia:
“Mentre in Europa l’88% delle famiglie utilizza la banda larga, l’Italia è ancora drammaticamente divisa in due. Il Sud ha livelli simili alla Bulgaria, mentre il Nord riesce ad essere in linea con la media europea. Questo si riflette anche sui servizi richiesti: gli ordini di pc e portatili sono del 60% superiori al Nord, rispetto al Sud”.
Anche l’Istat fotografa una situazione in linea con quanto affermato da Priscilla Ferrante, infatti le ultime rilevazioni statistiche individuano nel Nord il 72,3% di persone che usano internet, contro il 62,2% del Sud (in Calabria si ha il picco del 59,8%). A questo va aggiunto il fatto che un terzo delle famiglie non ha un pc o un tablet in casa, e chi ce l’ha spesso ne ha solo uno da condividere per tutta la famiglia.
Ma è un quadro destinato a migliorare con i nuovi interventi statali, sia rivolti ai singoli cittadini con sostegni finanziari per gli abbonamenti a servizi di connettività in banda larga e acquisto di strumentazioni informatiche e rivolti alle aziende con il piano dell’industria 4.0.