La giornata mondiale dell’Aids che si celebra il 1° dicembre, ha ricordato ai media e all’opinione pubblica che non ci si ammala solo di covid. Malgrado la pandemia in corso stia facendo registrare un boom di contagi in tutto il mondo, è bene ricordare che non bisogna mai abbassare la guardia al cospetto di tutte le malattie.
Ne è fermamente convinto Emanuele Giuseppe Adiletta, dottore in scienze e tecniche psicologiche e terapista sessuale, attualmente impegnato nel promuovere e normare in Campania la figura del Sex Worker con il centro di Ricerca e Formazione in Medicina e Psicologia. Per questa ragione gli abbiamo posto alcune domande per chiarire alcuni aspetti legati a questa malattia sessualmente trasmissibile che in Campania ha registrato 147 casi nel 2019.
Perché è importante parlare di HIV?
“Immaginate di trovarvi in un centro test, vi sedete su una sedia, in attesa della diagnosi per una specifica malattia e a prescindere dal fatto che siate positivi o negativi, la vostra vita non subirà alcun cambiamento. Invece, se quella diagnosi cambia il modo in cui vi relazionate alle persone e viceversa, ma anche il vostro stile di vita, il modo di vivere la sessualità, toccando tante altre sfere, allora risulta chiaro comprendere perché bisogna parlarne. Una diagnosi non è solo un problema della persona che riceve l’esito del test, ma anche un problema della società che crea discriminazione, falsi miti e percezioni inesatte. Secondo l’OMS, la paura dello stigma è la prima causa che induce le persone a non sottoporsi al test. Ad avere la meglio, non è la paura della diagnosi, ma della discriminazione sociale che ne consegue. In un momento storico come il nostro, dove il termine che si sente e percepisce di più è “lock “, “bloccato” è ancor più importante informare su queste tematiche, perché non si può arrestare la formazione e la sensibilizzazione su tematiche da cui dipende il futuro delle persone.”
Che cos’è HIV o L’AIDS?
“L’HIV è la malattia del primo contagio evidenziato principalmente per via sessuale, la precocità della diagnosi è di cruciale importanza, in quanto la terapia tempestiva non consente lo sviluppo dell‘AIDS.”
Esiste una differenza tra contagio nei rapporti omosessuali ed eterosessuali?
“Attualmente, in Italia, la diffusione avviene principalmente tramite rapporti eterosessuali. Per molti anni gli omosessuali hanno avuto un’attenzione particolare nei confronti della malattia, in quanto sempre in prima linea per la sensibilizzazione e la prevenzione. Possiamo fare un paragone con l’atteggiamento verso il COVID: si valuta il contagio in rapporto al comportamento adottato. Quando si presta attenzione, i numeri relativi ai contagi calano, di contro, quando si adotta un atteggiamento più rilassato, rileviamo un incremento di positivi. Questi dati ci fanno capire che la prevenzione è legata a filo doppio alla diagnosi e alla corretta informazione. Ciò che fa perdere razionalità all’essere umano sono gli impulsi sessuali e la dipendenza. A nessuno piace l’idea di essere sieropositivi, quindi non è una questione di colpa d’identità sessuale, su questo voglio essere chiaro. Si tratta semplicemente di sensibilizzare sull’utilizzo dei dispositivi di protezione. L’uso del preservativo viene inconsciamente percepito come poco romantico o come un’interruzione del momento erotico e passionale che si sta vivendo. In questa prospettiva, credo che non sia solo importante sensibilizzare sull’uso dei preservativi, ma anche dare forti incentivi. In Italia la trasmissione da HIV è in costante calo ed i relativi nuovi contagi sono attribuibili in parte al sesso non protetto. Questo dato è molto importante, in quanto indica che nei paesi come il nostro, dove l’accesso alle cure è disponibile a tutti, la concezione che la terapia farmacologica riduca la carica virale, può indurre ad atteggiamenti sbagliati causando una diminuzione dell’attenzione necessaria nell’avere un rapporto sessuale protetto. A mio avviso è necessario sensibilizzare ed introdurre l’educazione sessuale nelle scuole.”
La sessualità viene intaccata in caso di positività all‘HIV?
“Iniziamo subito col dire che una persona sieropositiva ama il sesso e si innamora proprio come altre persone. La diagnosi con esito positivo, però può avere effetti molti negativi per la persona che per timore di contagiare il partner potrebbe scegliere di astenersi dalla sessualità. La sessualità, infatti, è uno degli aspetti maggiormente colpiti dalla patologia, sia a causa dei motivi che ho menzionato prima sia a causa dello stigma cui la persona può andare incontro, questo vale sia per maschi e che per femmine. Le principali difficoltà nei sessi biologici sopracitati sono accumunate dal senso di ansia, dal monitoraggio costante della propria attività che devia da quello che è il piacere sessuale, un atto prettamente irrazionale e carico di emotività, generando quindi sentimenti di impotenza e sconforto.
Naturalmente queste sensazioni possono essere superate sia proteggendosi che proteggendo il partner tramite l’utilizzo dei dispositivi anticontagio. L’etimologia del termine preservativo include anche profilattico, quindi, indica sia la protezione da malattie sessualmente trasmissibili che l’azione antifecondativa. L’HIV passa attraverso i fluidi corporei come lo sperma, secrezioni vaginale ed anali o il sangue. Diminuire il contatto con queste fonti diminuisce il rischio. Nello specifico è possibile utilizzare:
- Preservativo maschile
- Preservativo femmine (Femidom). L’applicazione del preservativo femminile avviene inserendo la guaina in vagina prima del rapporto.
- Dental dam per il sesso orale. E’ giusto spendere qualche parola per questo dispositivo di protezione, dato che la natura è ai più sconosciuta. L’ applicazione resta localizzata, riutilizzarlo o spostarlo dopo l’applicazione su un’altra parte del corpo è sbagliato e dannoso, in quanto si possono trasferire i germi.
Opzioni che non proteggono dall’HIV:
- contraccettivo orale (“la pillola”)
- contraccettivo iniettabile (colpo)
- impianto contraccettivo
- IUD (dispositivo intrauterino)
- contraccezione d’emergenza (“pillola del giorno dopo”)
- diaframma, cappuccio e schermo
Cosa fare se si rompe il preservativo durante il rapporto?
“Bisogna recarsi al pronto soccorso infettivologico.”