In tutto il mondo una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio compiuto da persone conosciute, come mariti, compagni, partner o ex partner. Spesso le violenze si consumano all’interno delle mura domestiche, come dimostra l’aumento di casi rilevato dall’inizio della pandemia di Covid-19.
Secondo l’Istat, una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza nel corso della sua vita, specialmente in famiglia. In Italia, circa 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subìto violenza fisica (20,2%) o sessuale (21%), dalle molestie al tentativo di omicidio o stupro (5,4%). Gli autori delle violenze più gravi sono prevalentemente partner o ex partner (62,7%). Gli sconosciuti commettono in gran parte molestie sessuali (76,8%). I dati disponibili sottostimano la portata del fenomeno: in base a quanto riportato dall’Istat, solo il 12% delle violenze viene denunciato.
Il periodo del lockdown ha fatto segnare un calo del numero totale degli omicidi, ma non dei femminicidi. È uno dei dati più significativi che emerge dal report elaborato dal Servizio analisi criminale della Direzione della Polizia criminale, diffuso dal ministero dell’Interno italiano. Il documento analizza l’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente. Gli omicidi volontari sono in calo del 19% rispetto all’anno scorso (da 161 a 131). Aumentano però le vittime di sesso femminile (da 56 a 59): se nel gennaio-giugno 2019 costituivano il 35% degli omicidi, nel 2020 l’incidenza si attesta al 45%. Stesso trend per quanto riguarda gli omicidi in ambito familiare/affettivo, che seppur in diminuzione rispetto all’anno scorso (da 73 a 69) presentano un aumento dell’incidenza sul totale (da 45% a 53%). Anche in quest’ambito le vittime di sesso femminile sono in incremento (da 45 a 53), facendo aumentare l’incidenza sul totale (dal 62% al 77%). Crescono, infine, gli omicidi commessi da partner o ex partner (da 32 a 36).
Durante il primo lockdown, dopo un iniziale crollo, il numero delle chiamate di aiuto al 1522 - tra marzo e giugno 2020 – è più che raddoppiato rispetto al 2019, con 15.280 richieste (+119,6%). Contestualmente, in Lombardia ad esempio c’è stata una forte riduzione dello staff nei CAV causata dal dimezzamento del numero di volontarie – generalmente di età medio-alta e quindi a rischio contagio – e dalla malattia o quarantena di operatrici. In aggiunta – secondo ActionAid – i Centri sono stati costretti a turni di lavoro estenuanti, come nel caso della provincia di Cremona, che ha esteso la propria reperibilità h24 con risorse umane ridotte del 50%. Per il 2019, il Dipartimento Pari Opportunità ha ripartito tra le Regioni 30 milioni di euro, di cui 20 milioni da destinare al funzionamento ordinario di case rifugio e centri antiviolenza e 10 milioni per il Piano antiviolenza.
In base a quanto riportato da UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, a livello globale il 35% delle donne ha subito un qualche tipo di violenza fisica o sessuale. Le telefonate ai numeri di emergenza sono aumentate di cinque volte in alcuni Paesi a causa della pandemia da Covid-19. I movimenti limitati, l’isolamento sociale e l’insicurezza economica contribuiscono a incrementare la vulnerabilità delle donne e la violenza domestica in tutto il mondo. Sono 137 le donne uccise ogni giorno da un membro della famiglia. Secondo gli ultimi dati disponibili, si stima che delle 87mila donne uccise in tutto il mondo, più della metà (circa 50mila) siano state uccise da partner o familiari. Più di un terzo (circa 30mila) dall’attuale o ex partner. Meno del 40% delle donne che subiscono violenza cerca un aiuto di qualsiasi tipo, e chi lo fa si rivolge quasi sempre ad amici o familiari: meno del 10% fa ricorso alla polizia. Almeno 155 Paesi hanno approvato leggi sulla violenza domestica e 140 sulle molestie sessuali sul posto di lavoro. Tuttavia, anche quando esistono non significa che siano conformi agli standard internazionali, o che siano attuate e fatte rispettare. Infine, nel 2019 una donna su cinque, di età compresa tra i 20 e i 24 anni, si è sposata prima dei 18 anni, e almeno 200 milioni di donne e ragazze, di età compresa tra i 15 e i 49 anni, hanno subito mutilazioni genitali.