L’Ente Arcimovie-Associazione di promozione culturale e sociale che opera nel quartiere Ponticelli, decidendo di non partecipare al bando del Comune di Napoli per il rinnovo del servizio di educativa territoriale, ha lasciato ragazzi, famiglie e operatori sgomenti e perplessi. Il lotto B della periferia ad est di Napoli, caratterizzata, come risaputo, da tassi elevati di criminalità organizzata, dispersione scolastica, condotte antisociali e devianti, povertà economico-culturale e discriminazione sociale, con la suddetta decisione è ulteriormente deprivata di una delle poche possibilità e opportunità offerte alla cittadinanza per tentare un risollevamento delle proprie sorti.
Una decisione che risuona come un sonoro ceffone in pieno volto a tutti coloro che negli ultimi mesi hanno denunciato la presenza di una piazza di spaccio, proprio a ridosso della sede del centro educativo in via Purgatorio, strada confinante con via Franciosa, bunker del clan Casella, attualmente protagonista dell’ennesima faida di camorra che tiene in ostaggio la quiete pubblica.
Incredibile, ma vero: nel momento in cui vi era maggiore bisogno di rafforzare i presidi di legalità ed osteggiare a muso duro il dilagare delle attività illecite per fornire ai giovani del quartiere un’alternativa concreta, l’ente ha deciso di gettare la spugna.
Dopo anni di lavoro meticoloso e zelante, svolto secondo le metodologie educative previste per i contesti ad elevata criticità sociale, 60 famiglie e i loro figli si sentono spaesati e soli, privati del Centro Catrin, da tutti considerato l’unico punto di riferimento, il porto sicuro in cui rifugiarsi e da cui partire, ma anche una “seconda Famiglia” ricostituita, desiderata e con funzioni riparative. Tutto ciò, accade in un momento storico già di per sé catastrofico, ove la pandemia da nuovo covid-19 mette a dura prova la tenuta del tessuto di comunità e la percezione del senso di sicurezza e di empowerment personale e collettivo.
La scorsa settimana, i genitori sono stati protagonisti di una iniziativa di esercizio della cittadinanza attiva, avviando una protesta per esprimere dissenso per la decisione presa dal direttivo dell’Arcimovie. In modo particolare, i genitori hanno protestato insieme ai loro figli, per l’assenza di spiegazioni e motivazioni chiare da parte degli organi direttivi dell’Ente e per una carenza di comunicazione e di condivisione dei processi decisionali. L’equipe del Centro Catrin, inoltre, raccogliendo e traducendo i bisogni emergenti tra i ragazzi/e e le loro famiglie, ha deciso di strutturare la protesta in un laboratorio di ” Tecniche di democrazia diretta e consapevolezza critica”, al fine di convogliare il malcontento in forme costruttive di protesta e scongiurare il senso dilagante di impotenza appresa presenti in queste aree periferiche della città metropolitana di Napoli.
Il laboratorio ha visto gli operatori, i ragazzi e le famiglie uniti nella costruzione di una protesta pacifica, un sit-in in piazza, nel rispetto delle norme di sicurezza in contrasto alla pandemia da covid-19, mediante il coinvolgimento di esponenti della vita associativa napoletana, di alcuni esponenti della municipalità e la stampa locale. Scopo della realizzazione del laboratorio di protesta è stato quello di trovare soluzioni possibili, infondere speranza e senso critico, dare esempio ai bambini, ragazze e ragazzi di come è indispensabile riuscire a costruire nuovi orizzonti al di là degli ostacoli, senza arrendersi alle decisioni percepite come ingiuste, calate dall’alto.
L’esperienza, documentata con la realizzazione di filmati, video interviste e reportage fotografico, mediante un confronto aperto tra le diverse parti coinvolte, ha visto maturare l’esigenza di continuare il percorso, studiando e trovando modalità sempre più utili e significative.
Il tavolo di concertazione potrà realizzarsi anche in remoto, nel rispetto dei protocolli di sicurezza e delle regole imposte dal dpcm in vigore. I soggetti promotori tenendo conto del momento difficile che tutti noi attraversiamo a causa delle normative e dei cambiamenti repentini che questa pandemia comporta, ritengono che la questione riportata sia significativa e prioritaria.