Durante la serata di giovedì 29 ottobre, poco dopo essere stato attinto da un colpo d’arma da fuoco in via Napoli, mentre si trovava ancora all’ospedale Villa Betania di Ponticelli, Luigi Aulisio detto Alì ha contattato la giornalista Luciana Esposito, direttore di Napolitan, per dare rassicurazioni circa il suo stato di salute.
Aulisio ha contattato il direttore di Napolitan “per non far passare una notizia grave”, scrive testualmente.
Il cognato dei fratelli Casella, reggenti dell’omonimo clan, nato sui relitti del clan Sarno, riferisce di non aver visto il killer che lo ha colpito alla schiena e che pertanto non è in grado di fornire informazioni utili circa la sua identità, precisando che non ha avuto screzi con nessuno e per questo non è in grado di motivare quell’agguato.
“Personalmente ho buoni rapporti con tutti”, precisa Aulisio nel corso della conversazione sulla chat di Messenger al direttore di Napolitan.
Alì ha aggiunto di aver trascorso gli attimi successivi all’agguato a “riavvolgere il nastro nella sua mente” proprio per ricostruire dinamiche ed episodi in grado di dare un senso a quei colpi di pistola.
Nelle ultime settimane, in particolare, forte era il sentore che gli eredi del clan De Micco potessero fare irruzione in via Franciosa, quartier generale dei Casella, per mettere la firma su un agguato. Per questa ragione, negli ultimi tempi, i fratelli Eduardo, Giuseppe e Vincenzo Casella sono ai domiciliari forzati e lasciano le loro abitazioni solo se strettamente necessario.
In merito a questa circostanza, Aulisio replica così: “Tranquillamente giro per il quartiere, non mi sono mai fatto problemi”.
Probabilmente, non potendo stanare i Casella sempre più barricati in casa, gli eredi del clan De Micco che scalpitano per conquistare Ponticelli, potrebbero aver deciso di entrare in azione per colpire un altro bersaglio sensibile del clan rivale al fine di ridimensionarne le velleità, a maggior ragione dopo gli arresti che lo scorso lunedì hanno decapitato il clan De Luca Bossa, decretando la fine della loro era camorristica.