Dovranno rispondere dei reati di estorsione e minacce, aggravate dal metodo mafioso le otto persone arrestate all’alba di oggi, lunedì 26 ottobre, e riconducibili al clan De Luca Bossa.
L’operazione congiunta da parte dei Carabinieri di Cercola e della Squadra mobile di Napoli ha fatto scattare le manette per Umberto De Luca Bossa, presunto reggente dell’omonimo clan e figlio del boss ergastolano Antonio De Luca Bossa soprannominato Tonino ‘o sicco condannato in via definitiva, in quanto autore del primo attentato stragista con autobomba in Campania. Destinatari della medesima ordinanza di custodia cautelare anche Giuseppe De Luca Bossa, fratello di ‘o sicco e zio di Umberto, oltre ai fedelissimi del clan del Lotto O Roberto Boccardi – scarcerato pochi mesi fa – e Mario Sorrentino.
I Carabinieri della Tenenza di Cercola hanno invece tratto in arresto altre quattro persone, tra cui spicca il nome di Domenico Amitrano, finito sotto i riflettori degli inquirenti proprio in seguito all’alleanza stretta con il clan del Lotto O, malgrado la parentela con Luigi Amitrano, il giovane che perse la vita proprio nell’attentato con autobomba ordito da Tonino ‘o sicco il 25 aprile del 1998.Un’alleanza eclatante che fin da subito ha destato scalpore e anche indignazione tra i membri della famiglia Amitrano, a tal punto da creare una vera e propria frattura che ha indotto coloro che contestavano aspramente quell’alleanza a rinnegare la camorra.
Un’operazione giunta al culmine di una capillare indagine, condotta magistralmente dalla squadra anticrimine del commissariato di Ponticelli, capeggiata dal sostituto commissario Vittorio Porcini e successivamente “adottata” dalla squadra mobile di Napoli che insieme ai carabinieri di Cercola ha materialmente eseguito il blitz odierno.
Le lunghe indagini condotte dagli agenti del locale commissariato sono scattate per far luce sulle violente pratiche estorsive praticate dal clan del Lotto O. Estorsioni a tappeto, rivolte a tutti, commercianti e gente comune, per rifocillare le casse del clan, proprio in vista dell’imminente blitz che aleggiava sui grigi palazzoni del Lotto O da diverso tempo.
L’ordine impartito dai vertici del clan era racimolare quanto più denaro possibile per disporre della liquidità necessaria per fronteggiare le spese che, a partire da oggi, i De Luca Bossa dovranno sostenere per assicurarsi una detenzione agiata e al contempo pagare gli avvocati e provvedere al mantenimento delle famiglie dei detenuti.
Tutt’altro che improbabile l’ipotesi che Umberto De Luca Bossa, tornato in libertà da un anno, stesse pianificando la fuga per sottrarsi al temuto arresto, utilizzando i proventi delle estorsioni per ricostruirsi una nuova vita, insieme alla moglie e ai due figli. Il 26enne primogenito di Tonino ‘o sicco è padre di un bambino di 3 anni e di una bambina di pochi mesi, nata lo scorso luglio. Le manette della polizia, in tal caso, avrebbero stroncato sul nascere, il sogno di una vita lontano da Ponticelli covato dalla famiglia del giovane boss.
Le indagini a tutto campo della squadra anticrimine di Ponticelli erano temute dalle figure apicali del clan del Lotto O di Ponticelli, a tal punto da indurli in più di una circostanza ad adottare una condotta più prudente, cercando di esporsi in prima linea il meno possibile, delegando l’esecuzione materiale delle estorsioni alla manovalanza, per non finire nel mirino di “Vittorio ‘o guardie”, questo il soprannome del sostituto commissario Vittorio Porcini, da circa 30 anni impegnato in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata ponticellese e che nel corso degli anni ha messo la firma su operazioni di rilievo che hanno stroncato le velleità di diversi clan. Temutissimo dal clan De Luca Bossa, già dai tempi in cui a dominare la scena camorristica erano il boss Umberto – nonno del giovane arrestato oggi – e Antonio De Luca Bossa. Diverse le intimidazioni ricevute da Porcini proprio da questi ultimi che non sono però servite a svilirne la determinazione che nel corso degli anni ha consentito al sostituto commissario di Ponticelli di consolidare la sua fama, di generazione in generazione.
“Il clan più forte a Ponticelli è quello di Vittorio ‘o guardie”: questo il verdetto che da decenni troneggia tra gli arsenali della camorra di Napoli est e che ben spiega come e perchè i De Luca Bossa temessero l’arresto e pertanto abbiano deciso di intensificare le pratiche estorsive, consapevoli del fatto che il sostituto commissario fosse sulle loro tracce.