In un clima di silenziosa tensione, la camorra ponticellese continua a far sentire la sua presenza su più fronti.
Allo stato attuale, il quartiere è dilaniato principalmente dalle estorsioni: a finire nel mirino del clan egemone, i De Luca Bossa del Lotto O, non solo i commercianti, ma anche quelle realtà che finora erano sempre stata “graziate” dalla camorra. Una decisione senza precedenti storici che sta suscitando indignazione e disappunto anche tra gli interpreti della malavita.
La decisione di praticare estorsioni a tappeto nasce per soddisfare una necessità ben precisa: rifocillare le casse del clan ed assicurare ai ras di Ponticelli, sui quali stanno già scorrendo i titoli di coda, una disponibilità economica importante per fronteggiare le spese di cui dovranno farsi carico quando finiranno dietro le sbarre. Le dichiarazioni rese dal neopentito Tommaso Schisa e le indagini sempre più serrate delle forze dell’ordine operanti sul territorio, lasciano infatti presagire che la fine della seconda era dei De Luca Bossa a Ponticelli è ormai vicina. Motivo per il quale boss, presunti tali ed affiliati, avranno bisogno di liquidità per pagare gli avvocati, ma anche per provvedere al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie.
Tuttavia, a rendere il clima invivibile, contribuiscono anche le numerose fibrillazioni si registrano nella gestione degli alloggi di edilizia popolare nei rioni erti a fortini dei clan. Sulla carta di proprietà del comune di Napoli, all’atto pratico controllati dalla camorra.
Con i riflettori delle forze dell’ordine principalmente puntati sui clan egemoni, i Casella stanno sfruttando come meglio possono la possibilità più unica che rara di agire indisturbati.
Tornati in libertà da un anno, in seguito ad una clamorosa scarcerazione, malgrado le prove schiaccianti a loro carico, decadute per una mancata autorizzazione all’introduzione di microspie presso le abitazioni, i Casella si sono fin da subito riappropriati del loro quartier generale e hanno perfino ampliato il loro raggio d’azione, spingendosi oltre via Franciosa, il quartier generale del clan.
Un predominio territoriale decretato a suon di azioni silenziose ed eclatanti, in un clima di sottomessa omertà da parte dei residenti in zona, letteralmente terrorizzati dall’idea di inimicarsi i cosiddetti “fratelli cervi”.
Al decimo piano della cosiddetta “torre” di via Franciosa, una coppia di anziani coniugi è stata costretta con le cattive maniere ad abbandonare il proprio appartamento per espressa volontà dei ras locali. I due anziani non hanno potuto fare altro che lasciare l’alloggio di edilizia popolare di proprietà del comune di Napoli in cui vivevano da anni e di cui erano legittimi assegnatari per raggiungere i figli che da anni vivono in una località del Nord Italia.
Un appartamento sgomberato con la forza per far posto a un “Pezzo da 90” del clan Casella, L.A., il tuttofare dell’organizzazione, uno dei fedelissimi del clan di via Franciosa, legato sentimentalmente alla sorella dei cosiddetti “Cervi”, colei che avrebbe curato gli interessi del clan durante il periodo di detenzione dei fratelli.
Non a caso, da qualche tempo, tra le rovine della cosiddetta “torre” di via Franciosa si registrano una serie di movimenti sospetti e continui da parte di diverse figure di spicco del clan che lasciano presumere che quello sia il nuovo quartier generale del clan, mentre i Casella se ne stanno rintanati in casa da diverse settimane, probabilmente perchè temono un agguato da parte dell’aspirante boss del rione Conocal.
Una scelta oculata, quella di dislocare gli affari lontano dalle abitazioni dei ras per scongiurare il pericolo di blitz ed altre seccature, ma vicino quanto basta per poter permettere alle figure apicali del clan di mantenere il polso della situazione e soprattutto impartire ordini e disposizioni in tempo reale.