Sono stati celebrati oggi da Padre Maurizio Patriciello i funerali di Maria Paola Gaglione, la 18enne morta lo scorso venerdì sera ad Acerra, speronata dal fratello, mentre su uno scooter insieme a Ciro, il suo fidanzato transgender, stava andando incontro alla sua libertà, per vivere serenamente quella storia d’amore che la famiglia non accettava e voleva troncare a tutti i costi.
Ciro Migliore, il fidanzato di Maria Paola Gaglione, ha reso omaggio alla salma della giovane, prima che il feretro giungesse a Caivano per i funerali. Ciro ha ottenuto il permesso della Procura ed è stato scortato dalla Polizia. All’esterno della chiesa del parco Verde di Caivano un manifesto inviato dal ragazzo transgender sul quale sono attaccate quattro foto dei due giovani insieme, un cuore con i loro nomi e un lungo messaggio d’addio. «Correvamo solo verso la nostra libertà, o almeno credevamo di farlo, verso la nostra piccola grande felicità. Ovunque sarai, il mio cuore sarà lì con te. Ti amerò oltre le nuvole. Ciro».
Centinaia di persone si sono raggruppate all’esterno della chiesa per porgere l’ultimo saluto alla giovane.
C’è anche il nome di Michele Gaglione tra quelli dei parenti che, sul manifesto funebre affisso all’entrata della chiesa di San Paolo apostolo nel Parco Verde di Caivano (Napoli), annunciano la morte di Maria Paola. Seppure la sera in cui Maria Paola è morta, ad inseguirli era proprio il fratello Michele, arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
Avrebbe voluto assistere ai funerali, Michele Antonio Gaglione, il giovane di 30 anni accusato dell’omicidio preterintenzionale della sorella, Maria Paola. Attraverso i suoi avvocati voleva presentare istanza, ma sarebbe stato tutto inutile. «Non saremmo riusciti ad avere il nullaosta – fa sapere il legale del giovane, Domenico Paolella – soprattutto perché deve rispettare la quarantena prima di uscire dal carcere. Appena sarà possibile si recherà in cimitero, noi faremo certamente istanza. Ora sussistono ostacoli».
Ieri il gip di Nola Fortuna Basile ha confermato la custodia cautelare in carcere nei confronti di Michele, ritenendolo «incapace di controllare le proprie pulsioni aggressive» e dotato, quindi, di «una accentuata pericolosità sociale». I legali del 30enne hanno annunciato ricorso al Tribunale del Riesame.
È arrivata nella chiesa di San Paolo Apostolo, accolta da un commosso applauso, la bara bianca di Maria Paola Gaglione. Sulla bara sono stati posti dei fiori bianchi accompagnati dalla fascia con la scritta «Mamma e papà».
«Scusaci Paolè, ti chiediamo perdono per non essere stati capaci di custodire questa tua fragile e preziosissima vita». Ha detto don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano, nell’omelia pronunciata durante i funerali di Maria Paola Gaglione.
«Oggi dopo tanto parlare – ha aggiunto don Patriciello – vogliamo volgere lo sguardo a te Paola. Sei passata in questo mondo come un fulmine e troppo presto per te è giunta la sera, una tragica, fulminea, terribile sera. Se la morte mettesse davvero la parola fine alla gioia della vita ci sarebbe di che disperarsi, ma noi siamo in una chiesa cristiana cattolica, la stessa dove sei stata battezzata da questo prete che sta celebrando il tuo funerale. Oggi, secondo una logica umana, in questa chiesa siamo tante persone vive e una ragazza defunta in quella bara bianca. Ebbene, per i cristiani le cose non sanno così, davanti a Dio non esiste il regno dei vivi e il regno della morte, solo il regno di Dio».
Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, invita a «fermare odio e violenza», che montano «nei comportamenti come sui social» e a non «alzare bandiere ideologiche», poco prima di celebrare i funerali di Maria Paola, la 18enne morta durante l’inseguimento del fratello, contrario alla sua relazione con il compagno transessuale. «Si celebra una Messa funebre, davanti ai genitori, ai fratelli, e io devo annunciare la parola di Dio e pregare. Per o vivi e per i morti».
Il sacerdote, che ha battezzato Maria Paola, insiste sul dolore delle famiglie. Quanto alla reazione «drammatica e sbagliata» del fratello, Don Patricello osserva: «Nella sua testa pensava di salvarla». «Ma se non fermiamo l’odio che dilaga – conclude – non dobbiamo poi meravigliarci di quello che succede».