Inseguita e speronata dal fratello per una relazione con Ciro, un ragazzo trans, è caduta dallo scooter sul quale viaggiava: è morta così Maria Paola Gaglione, 22enne del Parco Verde di Caivano, mentre il compagno è rimasto ferito e, ancora sanguinante per terra, è stato anche picchiato dal fratello della vittima, Michele Antonio Gaglione, 25 anni, fermato dai carabinieri.
Maria Paola e il fidanzato durante la serata di venerdì 11 settembre erano in viaggio da Caivano ad Acerra quando sono stati raggiunti dal giovane, anch’egli a bordo di uno scooter, che ha tamponato con violenza il mezzo provocando la caduta dei due.
“Volevo darle una lezione, non volevo ucciderla. Era stata infettata”: ha dichiarato il 30enne ai militari dell’arma che lo hanno tratto in arresto.
Immediata la reazione della comunità LGBT. La presidente dell’arcigay di Napoli, Daniela Falanga, ha scritto in un post su Facebook:
“A Caivano si sta scrivendo una delle storie più brutali di violenza di genere.
Si tratta di Ciro e Maria Paola. Ciro è un uomo trans, lei è la sua ragazza. Sono in moto e vengono speronati dal fratello di lei. La ragazza muore. Ciro è in ospedale e non sta bene.
La madre di Ciro grida il suo dolore su Facebook e accusa il fratello di Maria Paola di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans.
Due punti insieme che vengono a chiarirsi e definire ciò che potremmo indicare come femminicidio e transfobia.
Intanto si consuma un dramma terribile, nella peggiore negazione, e Ciro in questa violenza inaudita subisce pure la condanna dell’ignoranza dei pseudo giornalisti e l’omertà di stampa. Lui non viene descritto come Ciro, ma come la compagna della ragazza morta.
Se vogliamo capire cosa vuol significare che bisogna avere una legge contro l’omolesbobitrasfobia, questo è uno dei casi più espliciti.
Qui c’è un omicida, c’è la violenza di genere, c’è la negazione da parte di una stampa che non sa definire fatti e persone e l’Italia da cambiare.”
ADVERTISEMENT