Il clima di calma apparente che regna tra i palazzoni degli arsenali della camorra ponticellese, in realtà, celano un momento storico tutt’altro che taciturno.
Tutto tace a Ponticelli, dopo “la stesa” indirizzata all’abitazione del ras Gennaro Aprea, nuovo leader del Rione Conocal di Ponticelli per esplicito volere del sodalizio camorristico attualmente egemone a Ponticelli e che vede primeggiare i De Luca Bossa.
Un raid di chiara matrice intimidatoria messo a segno da un altro aspirante boss che mira a scalzare gli Aprea per appropriarsi del controllo delle attività illecite tra i grigi palazzoni di quel Conocal che un tempo fu il quartier generale del clan D’Amico, i cosiddetti “Fraulella” decapitati definitivamente dall’operazione “Delenda” che nel 2016 ha tradotto in carcere 97 persone.
Il vuoto di potere generatosi in uno dei rioni storicamente più proliferi in termini di spaccio di stupefacenti è stato così colmato dalla “nuova alleanza” tra il clan del Lotto O e i Barresi ed ha portato questi ultimi a raccogliere le eredità del clan D’Amico in quella sede, curando interessi ed affari illeciti per conto del nuovo sodalizio camorristico che è riuscito ad imporsi a Ponticelli, in seguito al tramonto dei De Micco.
Una spartizione territoriale che accontenta tutti, tranne chi in quel vuoto di potere aveva carpito la possibilità di “comandare in casa propria”. Si tratta di un soggetto che orbita nel contesto malavitoso e che di recente è finito al centro di un triangolo amoroso, ugualmente combattuto a suon di stese e che proprio per questo motivo ha un duplice motivo per contrastare i De Luca Bossa: l’appartenenza del rivale in amore – scarcerato di recente – al clan con base operativa nel Lotto O e il desiderio di riappropriarsi del suo rione, contrariamente alla volontà dei De Luca Bossa che, invece, hanno consegnato il Conocal nelle mani del ras Aprea.
La scarcerazione di Vincenzo Aprea, figlio del ras Gennaro, in particolare, sarebbe il fattore scatenante che ha indotto di recente il nuovo aspirante ras ad intimare ai barresi di cedere il posto a chi verso quello stesso rione rivendica un senso di appartenenza che non può essere represso. Pur trattandosi di una scarcerazione in permesso, il figlio del nuovo ras del Conocal dovrà scontare infatti ancora 10 anni, la notizia del ricongiungimento familiare in casa Aprea, ha fatto infuriare “i rivali” intenzionati a conquistare il controllo degli affari illeciti nel rione. Temendo che con il supporto del figlio, il ras Aprea possa estendere i suoi affari, i suoi antagonisti gli hanno intimato di “volare basso” a suon di spari.
Una “stesa” che ha introdotto un periodo di inaspettato silenzio.
Una quiete che sorprende gli interpreti della malavita locale che davano per scontato che la replica dei De Luca Bossa non sarebbe tardata ad arrivare.
Così non è stato e questo inaspettato mancato appuntamento con la “chiamata alle armi” getta un’infinità di ombre sul clan del Lotto O: in primis, concorre a sottolineare lo sterile spessore criminale dell’attuale reggente del clan, Umberto De Luca Bossa. Tornato in libertà da un anno, dopo un periodo di carcerazione che ha concorso a temprare la sua indole camorristica, il figlio di Tonino ‘o sicco seguita a godere della fama del “boss che non sa sparare”. Una croce difficile con la quale convivere, soprattutto sulla scia dello spessore criminale che suo padre ha acquisito a suon di efferati omicidi. Pur imponendo a suo zio Giuseppe – reggente del clan durante il periodo in cui il primogenito di ‘o sicco era detenuto – il passaggio del testimone, rivendicano la corona di quel clan fondato a suon di spari ed azioni eclatanti da suo padre, il rampollo di casa De Luca Bossa si è sottratto all’appuntamento con quella spedizione punitiva, volta a stroncare sul nascere le velleità dell'”aspirante leader del Conocal”, ristabilendo le gerarchie agli occhi di tutti, dentro e fuori dal Conocal.
Questo è quanto avrebbe ordinato un boss della camorra, ma così non è stato.
Un mancato agguato che sta consentendo all’aspirante boss di organizzarsi e rafforzare la sua posizione, rendendo legittime le sue velleità. Il “rivale” dei barresi e dei De Luca Bossa, starebbe stringendo alleanze preziose con i clan dei comuni vesuviani limitrofi, in particolare con i Veneruso di Volla, più che ben disposti a supportarne la scalata al potere.
Di contro, nel Lotto O clima un desertico clima di paura.
I circoli ricreativi e il punto scommesse del rione, da sempre i luoghi di ritrovo frequentati dai giovani del posto, non solo da quelli contigui alla malavita, sono paurosamente vuoti.
I fedelissimi del clan, così come i residenti in zona ben informati sulle dinamiche camorristiche, sanno di avere più di una valida ragione per temere un agguato dell'”aspirante ras del Conocal”.
I circoli ricreativi del Lotto O, in più di una circostanza hanno accolto agguati di matrice camorristica. L’ultimo episodio nel 2016, quando all’interno del circolo ricreativo di proprietà di Umberto De Luca Bossa venne ucciso il boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo, ma anche Ciro Colonna, un 19enne residente nel rione ed estraneo alle dinamiche camorristiche.