Ancora tutte da chiarire le circostanze in cui ha perso la vita mario Paciolla, il volontario Onu di origini napoletane morto in Colombia.
Durante la mattinata odierna, sabato 18 luglio, sul balcone del Comune di Napoli è stato esposto uno striscione che recita: ‘Giustizia per Mario’ e su cui è stampato il volto del 33enne volontario dell’Onu.
Gli amici del 33enne chiedono giustizia e verità, temendo che possa palesarsi un secondo Caso Regeni ed annunciano l’intenzione di intraprendere azioni che aumentino l’attenzione sul caso.
Gli amici lo descrivono come un ragazzo coraggioso che non ha scelto una vita comune, che ha scelto di seguire i propri sogni. Mario in Colombia lavorava a un progetto per l’emersione di un territorio difficile sotto scacco dei Narcos per provare a dare un’opportunità al territorio e alla popolazione.
Mario Paciolla è stato trovato morto lo scorso mercoledì 15 luglio nella sua casa in Colombia, Paese in cui si trovava per lavorare come collaboratore dell’Onu. Aveva 33 anni, una laurea in Relazioni internazionali, e questa era la sua prima missione internazionale con le Nazioni Unite. La sua morte ha subito destato sospetti: inizialmente si era ipotizzato il suicidio, poi le autorità hanno cominciato a indagare per omicidio.
Nell’ultimo periodo era pieno di timori e inquietudini: a riferirlo è la madre. Il 20 luglio sarebbe rientrato in Italia, aveva già comprato il biglietto aereo.
Il progetto in cui era inserito riguarda la pacificazione interna tra governo locale ed ex ribelli delle Forze armate rivoluzionarie colombiane. Per questo motivo si indaga sulla sua attività lavorativa visto che, proprio pochi giorni fa, aveva accompagnato il sindaco di San Vicente e il governatore della regione di Caquetà in alcuni villaggi del luogo per incontrare ex guerriglieri pronti ad aderire al programma di pacificazione.