Era uno dei verdetti più attesi e temuti, quello che avrebbe potuto scrivere una nuova pagina di storia all’ombra del Vesuvio per effetto della possibile scarcerazione del boss di Ottaviano Raffalee Cutolo.
Il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto il ricorso della difesa di Raffaele Cutolo per il rinvio dell’esecuzione della pena, con detenzione domiciliare, per motivi di salute.
Il boss 78enne di Ottaviano, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, resta dunque in carcere a Parma, dove è detenuto in regime di 41 bis. I giudici, che hanno fatto un’ampia valutazione dopo la pronuncia del 12 maggio del magistrato di Reggio Emilia, confermano che le condizioni del boss non sono incompatibili con la detenzione carceraria.
Un’ipotesi, quella confermata dai giudici: “Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma” sottolinea il tribunale di Sorveglianza di Bologna, nel valutare la pericolosità del boss e il rischio di recidiva. Cutolo “nonostante l’età e la detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali che continuano a richiamarsi al suo nome”.
Ad incidere sulla decisione dei giudici anche un altro aspetto cruciale: il boss nel corso dei tanti anni trascorsi in carcere non si è mai pentito. In tanti anni di detenzione Raffaele Cutolo “non ha mai mostrato alcun segno di distacco dalle sue scelte criminali” evidenzia il tribunale, citando un colloquio avuto in carcere il 22 luglio 2019 da Cutolo con il giornalista Antonio Mattone, riportato da Il Mattino, durante il quale il boss ha rivendicato la “giustezza” di alcune scelte operate, affermando di avere “fatto anche del bene”, di non aver ordinato atti delittuosi indiscriminati (come i gruppi criminali attuali) “facendo trasparire il proprio ruolo carismatico che aveva favorito la ‘unione’ di più gruppi”. Per il tribunale, dunque, le condizioni di salute valutate anche in ragione dell’età, non sono tali da eliminare o ridurre grandemente il pericolo di recidiva.
Nel caso di Raffaele Cutolo “non appare ricorrere con probabilità il rischio di contagio da Covid-19″. Nell’ordinanza si sottolinea come nessun detenuto è risultato positivo al covid nel carcere di Parma, e che le informazioni acquisite dal dipartimento di salute pubblica dell’Asl di Parma segnalano che “l’evoluzione dell’epidemia nel tempo e nello spazio, su base regionale, rientra nella curva discendente”.
Nella decisione sulla permanenza in carcere di Cutolo ha inciso anche l’atteggiamento assunto da tempo dal detenuto rispetto alla sua situazione sanitaria. Pur assumendo a momenti alterni la terapia, il tribunale di Sorveglianza ricorda come il boss si sia opposto”categoricamente” agli approfondimenti consigliati dai medici. Spesso, inoltre, Cutolo non utilizza il treppiede che gli è stato fornito per spostarsi, finendo per scivolare. E neppure chiama l’operatore sanitario o l’infermiere quando ne ha bisogno e questo, secondo il tribunale di Sorveglianza, “induce a ritenere plausibile una qual certa strumentalizzazione da parte dello stesso”, visto che non ci sono dubbi sulle sue capacità cognitiva e lucidità.