La Federico II di Napoli fa un passo nel futuro della stimolazione cerebrale grazie ad un intervento che sfrutta un dispositivo unico nel suo genere. Giovedì 4 giugno è stato impiantato un sistema di stimolazione cerebrale profonda (DBS – Deep Brain Stimulation) per la terapia chirurgica di un paziente affetto da malattia di Parkinson. Un intervento divenuto ormai relativamente comune, se non fosse che l’avanzatissimo neurostimolatore impiegato è l’unico che consente di stimolare l’attività dei neuroni cerebrali ma anche di rilevare in tempo reale la loro attività grazie agli elettrodi impiantati. Tutti questi segnali vengono registrati e memorizzati sul dispositivo in modo da consentire la correlazione con lo stato clinico, con eventuali effetti collaterali associati alla terapia farmacologica e con eventi della vita quotidiana segnalati dal paziente, per tutta la sua vita. In questo modo, i dati registrati consentono al neurologo di ottimizzare i parametri di stimolazione, adattandoli alle varie esigenze del paziente. Ed è in questa gestione avanzata che consiste l’unicità del sistema: un dispositivo che va verso la cosiddetta stimolazione adattativa o smart, con la possibilità di regolare automaticamente la stimolazione cerebrale “momento per momento”, in risposta alle varie attività che il paziente svolge durante il giorno.
Napoli e la Campania si confermano così sulla mappa dell’innovazione in neurochirurgia, dove è stato possibile creare una rete di collaborazione clinica e scientifica, comprendente gli specialisti e gli studiosi dei disturbi del movimento e di altre patologie neurologiche potenzialmente trattabili con le tecniche di neurochirurgia funzionale. E le stesse Campania e Napoli si candidano ad offrire ai pazienti che ne hanno la necessità le più moderne cure neurochirurgiche, liberandoli dalla necessità della migrazione sanitaria.