Il decreto Liquidità è stato convertito in legge: il Senato ha infatti approvato, con 156 voti a favore e 119 contrari, il D.L. numero 23 dell’8 aprile 2020. Diverse le novità introdotte in fase di dibattito parlamentare, soprattutto per quanto riguarda l’iter di concessione dei prestiti garantiti da SACE alle imprese maggiormente colpite dalla crisi economica degli ultimi mesi.
Fino a oggi, l’erogazione dei prestiti fino a 30 mila euro con garanzia SACE è andata piuttosto a rilento per vari intoppi di natura procedurale. L’istruttoria che la banca avrebbe dovuto realizzare, infatti, viene sostituita da una autocertificazione dell’azienda stessa, in modo che la concessione del prestito possa avvenire in tempi più brevi e con minor “carico” burocratico.
Inoltre, il preammortamento è stato esteso da 24 a 36 mesi. Questo vuol dire che le imprese che hanno richiesto il prestito possono decidere di iniziare a ripagarlo 3 anni dopo averlo ottenuto. Un tempo sufficiente, si spera, per consentire alle aziende di rimettersi in sesto e tornare a una situazione di normalità.
Con la conversione in legge del decreto Liquidità diventa effettiva anche l’esclusione dai finanziamenti con garanzia pubblica per le aziende che hanno sede nei paradisi fiscali extra UE. Il testo approvato dal Parlamento italiano prevede che “le società che controllano direttamente o indirettamente una società residente in un Paese o in un territorio non cooperativo a fini fiscali, ovvero che sia controllata, direttamente o indirettamente da una società residente in un Paese o in un territorio non cooperativo a fini fiscali” non possano ottenere la garanzia statale della SACE per richieste di prestiti.
Secondo il testo appena convertito in legge, tuttavia, la garanzia statale può essere concessa “se la società dimostra che il soggetto non residente svolge un’attività economica effettiva, mediante l’impiego di personale, attrezzature, attivi e locali”.