L’emergenza coronavirus ha profondamente mutato le abitudini e le esigenze dell’umanità, ma in che modo?
Vincenzo De Simone, fotografo e psicologo del progetto “La gente di Napoli”, insieme agli psicologi Vittorio Sarnelli e Virginia Santoro e allo psicologo e fisioterapista Maurizio Iengo ha lanciato un sondaggio per indagare lo stato d’animo, le attività giornaliere, la capacità di adattamento/reazione al cambiamento della propria giornata durante la quarantena per il Covid-19.
Risultati Psicologia
La quarantena comporta conseguenze (positive o negative) molto importanti nella nostra vita quotidiana e ciò dipende da come le affrontiamo.
La frustrazione maschera il dolore ma genera rabbia (Wilhelm Reich, psicoanalista): potrebbero essere emozioni del tutto comuni in questo periodo ma oltre ad essere delle emozioni ‘negative’ possono fornire consapevolezza nella ricerca di stimoli e di nuovi interessi per poterci aiutare ad affrontare insicurezze e problemi quotidiani.
I risultati riportati possono rivelarsi come indicatori: 140 partecipanti fanno parte della fascia d’età 18-34 lasciando poco spazio ad interpretazioni riguardo correlazioni tra differenti fasce d’età ed emozioni più o meno intense oppure tra differenti fasce d’età e capacità di adattamento.
Infine, le abitudini e la routine quotidiana sono evidentemente mutate col prolungarsi della quarantena potendo dimostrare uno spirito di adattamento. Utilizzeremo un termine mainstream che piace tanto a tutti, resilienza.
Risultati Fisioterapia
Il 30% dei partecipanti al sondaggio dichiara di essere seduto tra le 4 e le 6 ore giornaliere, mentre il secondo gruppo per ordine di grandezza (27,1%), tra le 6 e le 8 ore. Le evidenze scientifiche che cercano di identificare una correlazione tra le ore spese in posizione seduta e la mortalità sono spesso ambigue a causa dei tanti fattori da prendere in considerazione; un altro fattore importante da considerare, è che pare che l’aumento di mortalità possa essere contrastato dall’attività fisica.
Sembra, comunque, che la mortalità aumenti in modo importante con l’aumentare delle ore spese da seduti, tanto che secondo Chau et al. (2013), il rischio di mortalità per tutte le cause (si intendono le cause correlate alla sedentarietà, es. patologie cardiache) in chi siede per 10 ore al giorno rispetto a chi è seduto 1 ora al giorno è del 34% se viene considerata l’attività fisica e del 52% se non viene considerata. Sembra, comunque, che fino alle 4 ore giornaliere, il rischio di mortalità sia relativamente basso. Per chi volesse approfondire la revisione della letteratura: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3827429/
Questi dati sono particolarmente interessanti se relazionati al rapporto ISTAT del 2015, che identifica nella percentuale del 39,9% le persone che non praticano sport né svolgono attività fisica. In questa percentuale è quindi incluso sia chi non fa attività sportiva, sia chi non svolge altre attività (passeggiate, nuotare, andare in bicicletta…). Secondo i dati raccolti dal nostro sondaggio, sembra che durante la quarantena gli italiani abbiano ritrovato la motivazione per prendersi cura del proprio corpo.
Risulta infatti che “solo” il 21,7% degli italiani non abbia praticato esercizio fisico e solo 8,2 intervistati su 100 non hanno fatto attività motoria spontanea. Tuttavia, per confrontare questi dati in modo proficuo, sarebbe necessario quantomeno standardizzarli. Ricordiamo che per l’OMS, gli adulti dai 18 ai 64 anni dovrebbero essere impegnati in almeno 150 minuti settimanali di attività fisica moderata-intensa in sessioni di almeno 10 minuti; attività di rinforzo muscolare che coinvolgono i maggiori gruppi muscolari dovrebbero essere svolte 2 o più giorni a settimana. Qui è possibile trovare le raccomandazioni: https://www.who.int/dietphysicalactivity/factsheet_recommendations/en/
Infine, sono state raccolte le parole più usate dai partecipanti all’interno del sondaggio, cosa postano di più sui social in questo periodo e cosa gli manca di più.