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Tony Colombo insieme all’ergastolano Michele Minichini, spietato killer di Napoli Est

Luciana Esposito di Luciana Esposito
29 Aprile, 2020
in Cronaca, In evidenza
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Tony Colombo insieme all’ergastolano Michele Minichini, spietato killer di Napoli Est
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10391682_105696552779905_4160032_n Un perenne alone di polemiche aleggia intorno alle vicende che accompagnano la vita privata del cantante neomelodico Tony Colombo e Tina Rispoli, vedova di Gaetano Marino, boss degli scissionisti di Scampia, ucciso in un agguato a Terracina nell’agosto del 2012.

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Dal passato del cantante emerge una foto che risale a più di 10 anni fa e che racconta di due vite, immortalate insieme, per un attimo. Due ragazzi, entrambi inconsapevoli del futuro che stava per delinearsi lungo i rispettivi cammini, entrambi completamente cambiati, non solo sotto l’aspetto estetico, rispetto ad oggi.

Look stravagante,occhiali appariscenti e una pettinatura ben diversa rispetto alla folta chioma esibita oggi, ma perfettamente in linea con i look in voga tra i giovani napoletani all’epoca: si presentava così Tony Colombo, all’inizio della sua carriera, quando era acclamato ed apprezzato come cantante e difficilmente avrebbe immaginato che le sue seconde nozze avrebbero animato i talk show televisivi per settimane, alimentando polemiche e dibattiti accesi.

Accanto a lui, un ragazzo robusto, con capelli rasai e dei baffi appena accennati, in maglione e camicia, il look da bravo ragazzo per antonomasia: è Michele Minichini, detto ‘o tigre, figura-simbolo del cartello criminale Minichini-Rinaldi-De Luca Bossa, attivo nella periferia orientale di Napoli e di recente condannato all’ergastolo per l’omicidio del boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo e dell’innocente Ciro Colonna.

In quella foto, pubblicata su facebook il 17 dicembre del 2009 sul profilo del figlio del boss Ciro Minichini detto Cirillino, o’ tigre è irriconoscibile: più robusto, senza i vistosi tatuaggi – in primis, quelli tatuati sul capo: la tigre, il suo cognome e la granata – e sprovvisto della folta barba che ha sfoggiato costantemente negli ultimi anni,  Michele Minichini sembra un ragazzone grande e grosso, ma innocuo. In effetti, in quegli anni, quello che oggi viene riconosciuto e condannato come una delle figure criminali di maggiore spessore della scena camorristica di Napoli est, era un  quel sobrio maglioncino si cela la tempra di un killer cinico e spietato che ha disseminato terrore e morte lungo le strade di Napoli Est.

Figlio del boss Ciro Minichini, fedelissimo di De Luca Bossa che rafforzò il sodalizio camorristico con il clan di Tonino ‘o sicco legandosi sentimentalmente alla sorella Anna, di recente condannata all’ergastolo nell’ambito del processo che ha portato alla stessa condanna per Michele Minichini ed altre 6 figure di spessore dell’alleanza tra le organizzazioni criminali di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio. Dall’unione tra Ciro Minichini detto Cirillino e Anna De Luca Bossa nacque Antonio Minichini, ucciso in un agguato nel rione Conocal di Ponticelli il 29 gennaio del 2013.
Il cambiamento repentino, non soltanto sotto l’aspetto estetico, al quale è andato incontro Michele Minichini nel corso di questi anni è riconducibile proprio a quella morte violenta, maturata per mano del clan De Micco.
Antonio Minichini, a carico del quale risulta solo un’indagine per rapina, era estraneo agli affari di famiglia e, in effetti, morì per una fortuita fatalità, poichè i killer entrarono in azione per uccidere Gennaro Castaldi, l’amico con il quale si trovava sullo scooter. Quella morte fortuita, ma pesante come un macigno per la famiglia Minichini-De Luca Bossa, ha segnato l’ascesa camorristica di Michele Minichini, oltre che quella della lady camorra del Lotto O di Ponticelli, pronta a tutto pur di vendicare il figlio, al pari del suo figliastro.
Nel periodo in cui venne scattata quella foto, dunque, Michele Minichini era il giovane rampollo di una famiglia in odore di camorra: sei anni prima, suo padre, Ciro Minichini, era stato arrestato insieme a Giuseppe De Luca Bossa – fratello di Tonino ‘o sicco e attuale reggente dell’omonimo clan – ed altre otto persone con l’accusa di omicidio, triplice tentato omicidio, estorsione. “Cirillino” era in carcere, ma lo spessore criminale intriso nel suo cognome era ben noto nei contesti legati alla malavita. Eppure, Michele Minichini, a quell’epoca, conduceva una vita onesta, guadagnandosi da vivere vendendo panini. Molto popolare e ben voluto a Barra, suo quartiere di residenza, nessuno dei suoi clienti abituali avrebbe mai ipotizzato che 10 anni dopo sarebbe stato condannato al carcere a vita.

Tony Colombo, che nella foto esibisce una capigliatura e un outfit molto diversi rispetto a quelli che abitualmente sfoggia oggi, era un cantante conosciuto e seguito dai giovani amanti della musica neomelodica, ma non aveva ancora conquistato la popolarità attuale.

Tuttavia,  la foto custodita nell’album dei ricordi di casa Minichini, immortala un incontro intimo e riservato, lontano dalle luci e dagli schiamazzi delle feste di piazza e dei concerti, ma avvenuto all’interno di un’abitazione.

Di lì a poco, entrambi i giovani ritratti nella foto andranno incontro all’apice delle loro carriere: Tony Colombo come cantante, Michele Minichini come camorrista.

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