Tutt’altro che casuale la scelta dei “bersagli da colpire”, infatti, da parte dei leoni da tastiera che hanno inondato i social di minacce ed insulti pesantissimi.
Catello Maresca, da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, non ha mai smesso di tenere i riflettori accesi sulle mafie e, in particolare, ha precisato che alla base degli scontri di inizio marzo nelle carceri italiane vi fosse l’esigenza di assicurare canali di comunicazione con il mondo esterno, ovvero, tablet per i contatti skype per potersi avvalere di strumenti poco tracciabili e perfino più sicuri e discreti dei colloqui “face to face” stoppati per sventare il pericolo di contagio. Colloqui telematici assicurati anche ai detenuti in regime di alta sicurezza che in questo modo sono tornati a riappropriarsi del potere criminale, dettando ordini, strategie. Grazie ai tablet governativi vengono consentite conversazioni a mezzo skype tra detenuti e i propri familiari, delineando uno scenario che potrebbe sortire effetti dannosissimi.
Maresca ha inoltre proposto di arginare l’emergenza nelle carceri assicurando presìdi sanitari differenziati all’interno degli istituti penitenziari, senza rischiare che le mafie escano rafforzate da questa situazione e che possano trarre benefici e vantaggi da questa condizione.
Sulla stessa lunghezza d’onda il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che è intervenuto con determinazione sulla necessità di evitare scarcerazioni, premi e benefici all’ombra della pandemia.
A incattivire i familiari dei detenuti anche gli interventi dei due esperti dell’antimafia, finalizzati a tenere alta l’attenzione sul cosiddetto welfare criminale che, proprio in regime di quarantena, punta a fornire assistenza alle famiglie in difficoltà, in cambio di consenso e radicamento economico sul territorio.