Alle tante famiglie che prima del lockdown già stentavano ad arrivare a fine mese, si aggiungono “i nuovi poveri”, quelli che stanno affrontando un momento di difficoltà economica per effetto dell’emergenza coronavirus: i lavoratori a nero, saltuari, ma anche tanti professionisti, artigiani, appartenenti a categorie lavorative che mai avrebbero pensato di fronteggiare una situazione di crisi del genere. Pizzaioli, parrucchieri, estetiste, ristoratori, albergatori, proprietari di negozi di abbigliamento ed altre attività commerciali costretti a chiudere nel rispetto delle disposizioni adottate dal governo per evitare il contagio da coronavirus.
Una situazione senza precedenti che ha aperto la strada ad una crisi economica, senza precedenti.
I cittadini napoletani hanno risposto “alla loro maniera”: rimboccandosi le maniche per dare una mano ai più bisognosi. Oltre all’ormai celebre “panaro solidale”, sono tantissime le associazioni e i gruppi di volontari che si sono attivati per non lasciare solo neanche un nucleo familiare, riscoprendo un senso di comunità molto spesso assopito dalle frenetiche dinamiche del caos quotidiano.
Le associazioni e i gruppi di volontari già dediti a tendere una mano alle famiglie indigenti sono state chiamate ai lavori straordinari, vedendo sensibilmente aumentare, di giorno in giorno, le richieste di aiuto.
A Ponticelli, due realtà, in particolare, in tempi non sospetti e già da prima che scoppiasse “l’emergenza povertà nell’emergenza coronavirus” avevano attivato una lodevole catena di solidarietà: il gruppo “Doniamo una speranza“, costituito da volontari che da circa un paio d’anni abitualmente distribuiscono generi di prima necessità alle famiglie a basso reddito e il comitato civico del quartiere che converge nell’associazione “Uniti per vincere”, da tempo impegnati in iniziative sociali finalizzate a riqualificare il quartiere e perennemente pronti a dare una mano alle famiglie in difficoltà economiche.
Entrambe le realtà hanno raddoppiato i loro sforzi per non far mancare un provvidenziale aiuto anche alle “nuove famiglie” ridotte in stato di povertà dall’emergenza coronavirus, soprattutto per evitare che coloro che imperversano in condizioni precarie possano finire nel mirino degli usurai della camorra, esponendosi al rischio di prestiti con tassi di interesse vertiginosi o di “spese a credito” dietro le quali puntualmente si cela un baratro pericoloso.
“Da molto tempo prima dell’emergenza coronavirus, tutte le settimane distribuiamo spese alimentari per aiutare un bel po’ di famiglie – spiegano i volontari del gruppo “Doniamo una speranza” – non solo di Ponticelli. E’ bello vedere che la solidarietà in questo momento così particolare è diventata una moda da esibire sui social, ma tanti tra questi benefattori si defileranno quando, come tutte le mode, anche questa svanirà. La povertà di quelle famiglie che hanno aiutato no, quella non svanirà. E noi continueremo ad esserci, come ci siamo sempre stati, sempre pronti ad aiutare, anche dopo questo momento di emergenza.
Sono tantissime le richieste che giungono anche dai comuni della provincia e da altri quartieri di Napoli. – spiegano i volontari – Siamo riusciti a mettere in piedi una ricca catena di solidarietà, dove chi ha può donare un pacco di pasta, del latte o una passata di pomodoro che verrà distribuita ad una famiglia bisognosa. Non chiediamo soldi, ma un aiuto concreto. Cerchiamo di non far mancare nulla, soprattutto ai bambini delle famiglie alle quali ogni settimana distribuiamo una spesa alimentare: Natale, Befana, Pasqua, puntualmente gli doniamo un sorriso, così come durante l’anno siamo sempre pronti a procurargli quello che i genitori non riescono a comprare. Quando veniamo contattati da una famiglia che manifesta la necessità di ricevere il nostro aiuto, fissiamo una sorta di colloquio conoscitivo, dove approfondiamo la conoscenza, non solo per conoscere e comprendere le necessità di quel nucleo familiare, ma anche per accertarci che viva in una reale condizione di indigenza. E’ triste doverlo dire, ma nel corso del tempo abbiamo incontrato molti “finti poveri” che pur avendo la possibilità di fare la spesa, si sono rivolti a noi per farsi consegnare aiuti alimentari, non rendendosi conto che così facendo privano una famiglia realmente bisognosa di ricevere quella forma d’aiuto. A maggior ragione, in un momento storico così delicato, ci sentiamo in dovere di vigilare e di tenere gli occhi aperti per far pervenire il nostro aiuto a chi ne ha davvero bisogno.”
Cosa possono fare i cittadini che vogliono aiutare le famiglie bisognose?
“Comprare “il necessario” e donarlo. – spiegano i volontari di “Doniamo una Speranza” – Se siete a conoscenza di famiglie che vivono accanto a voi e che attraversano un momento di difficoltà, aiutateli. Se vi crea imbarazzo bussare e chiedere se hanno bisogno di qualcosa, se temete di offenderli o di innescare una reazione scortese, allora lasciate la spesa fuori alla porta. Molte volte, le famiglie che si trovano improvvisamente a fronteggiare una situazione precaria, provano vergogna o imbarazzo. E’ nostro compito non fargli pesare questo status: la povertà non è una colpa è una vergogna. Può accadere a chiunque di attraversare un momento difficile e ognuno di noi, in quella condizione, non rifiuterebbe un aiuto consegnato con discrezione e disinteresse.”
“La nostra associazione è costituita da cittadini, uomini e donne del quartiere, – spiega Ettore Ianniello, presidente dell’Associazione “Uniti per vincere” – ma anche genitori, nonni, fratelli che coltivano il desiderio di migliorare il contesto in cui viviamo, consapevoli del fatto che la povertà è una delle zavorre che rallenta il processo di riscatto della nostra Ponticelli. Quello che stiamo facendo in questo momento di difficoltà è un atto spontaneo e doveroso. Non abbiamo avuto neanche bisogno di confrontarci per decidere il da farsi. Quando è necessario, ci autotassiamo, pur di raggiungere l’obiettivo: non negare il nostro aiuto davanti a chi sta vivendo questa emergenza in maniera drammatica. Quando ci contattano famiglie che non hanno un’auto per raggiungerci, grazie ad un membro della nostra associazione, tassista di professione, riusciamo a consegnargli comunque le spese. Gli occhi pieni di riconoscenza e gioia sincera dei bambini delle famiglie che aiutiamo rappresentano quel genere di emozione capace di dare un senso alla vita. Per questo invito “i fortunati” che hanno la possibilità di dare a compiere un piccolo gesto di altruismo che per queste famiglie significa davvero tanto.“
“Le famiglie da aiutare ci contattano o ci vengono segnalate – spiega Piera Migliaccio, vice-presidente dell’associazione “Uniti per vincere” – e personalizziamo la spesa in base al numero di componenti del nucleo familiare e alle loro caratteristiche. Quindi, se ci sono bambini o anziani, ad esempio, ne teniamo conto nel selezionare gli alimenti. In passato ci siamo attivati per aiutare famiglie residenti anche in altre zone, mentre adesso stiamo cercando di rivolgerci principalmente alle famiglie di Ponticelli, ma anche nei quartieri limitrofi di Barra e San Giovanni a Teduccio abbiamo distribuito molte spese.
Ci tengo a ringraziare in particolar modo alcuni negozianti di Ponticelli che, malgrado il momento storico in cui tutti i generi alimentari e i detersivi hanno subito un aumento, ci hanno donato delle cose da distribuire alle famiglie bisognose: la macelleria di San Rocco ha donato carne e pollo a Pasqua, mentre un negozio di detersivi ci ha consegnato bagnoschiuma, shampoo e salviette igienizzanti. Infatti, secondo il nostro principio, a queste famiglie non vanno distribuiti solo alimenti, ma tutto quello che occorre per affrontare al meglio questa emergenza, compresi i guanti e le mascherine cucite da noi. Inoltre, “l’Ordine del tempio di Salomone”, nella persona del dottor Francesco Vecchio, ci ha consegnato ingenti quantitativi di alimenti da distribuire: cartoni di pasta, pelati e molto altro. Anche se siamo una piccola associazione di quartiere, ci inorgoglisce quello che stiamo riuscendo a fare, anche se avremmo fatto volentieri a meno di questo tipo di gratificazione. Svolgere questo tipo di attività, infatti, ci ha permesso di entrare in contatto con i veri drammi della società contemporanea: di recente, ad esempio, ci è stata segnalata una famiglia, capeggiata da un papà pizzaiolo che se fino ad ora ha potuto garantire a moglie e figli una vita serena, adesso si trova in seria difficoltà.
Purtroppo quello che manca è il lavoro, quello che possiamo dare noi è un contributo temporaneo, per questo motivo elargire questa forma di aiuto è una sofferenza, perchè non riesci a fare a meno di chiederti: “e domani? come faranno?” Per questo il nostro auspicio è che la forma di aiuto più concreta arrivi dal governo e dalle istituzioni, affinchè le attività lavorative possano ripartire quanto prima e il cuore pulsante dell’economia italiana possa tornare a battere quanto prima.”