Per la devastazione del pronto soccorso dell’ospedale “Pellegrini” di Napoli, avvenuto nella notte tra sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo, in seguito alla morte di Ugo Russo, il 15enne ucciso da due colpi di pistola esplosi da un carabiniere, gli agenti della Squadra mobile della questura di Napoli hanno eseguito sei misure cautelari in carcere (al momento una settima persona è irreperibile) nei confronti di altrettanti maggiorenni e due misure della permanenza in casa per due minori.
L’ospedale fu danneggiato da alcune persone, non appena gli fu comunicato il 15enne Ugo Russo era morto per la gravità delle ferite riportate. Il giovane era stato raggiunto da due colpi d’arma da fuoco esplosi da un carabiniere in borghese che Ugo, con la complicità di un 17enne, aveva avvicinato per rapinargli l’orologio.
Teatro dell’accaduto, via Orsini, nella zona di Santa Lucia, strada a ridosso del lungomare Caracciolo, uno dei luoghi più gettonati della movida napoletana. Il carabiniere in abiti civili era in auto, in compagnia della sua ragazza ed era intento a parcheggiare l’auto, quando è stato avvicinato dai due rapinatori. Ad allertare le forze dell’ordine e l’ambulanza del 118, lo stesso carabiniere in servizio a Bologna e a Napoli in licenza.
Non appena parenti ed amici del 15enne appresero quanto accaduto, giunsero nella sala del Pronto Soccorso dell’ospedale “Pellegrini” e quando gli fu comunicato che il giovane aveva smesso di vivere, distrussero e devastarono l’intero reparto.
Le accuse a carico delle nove persone destinatarie delle misure emesse dai gip, su richiesta della Procura distrettuale antimafia e della Procura per i minorenni, sono (a vario titolo) di devastazione e saccheggio, interruzione di un servizio di pubblica necessità, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso.