«Ancora qualche giorno, poi sarà troppo tardi per organizzare quanto necessario ad evitare che a settembre la nostra regione viva una seconda ondata della pandemia». La denuncia arriva da Antonio D’Avino e da Giannamaria Vallefuoco, rispettivamente vicepresidente nazionale e segretario regionale FIMP. I pediatri di famiglia chiedono un incontro urgente alla Regione per avviare la programmazione di tutte le attività necessarie nella fase 2 e alla ripresa delle scuole. «È comprensibile che il problema del riavvio delle attività scolastiche sembri lontano, ma non è così e a maggio sarà già troppo tardi per organizzare la programmazione», avvertono D’Avino e Vallefuoco.
La fase 2, come suggeriscono gli esperti, si gioca sul territorio, poiché sarà indispensabile innanzitutto mantenere alta la percezione del rischio e il contenimento del contagio nella popolazione attraverso il costante confronto e ascolto tra i pazienti e i pediatri grazie al ruolo fiduciario del rapporto. Occorre altresì che le attività caratteristiche dell’assistenza pediatrica territoriali riprendano nel rispetto di tutte le norme precauzionali a salvaguardia della salute dei cittadini e dei sanitari in prima linea. Sarà auspicabile una forma di approccio al SSN più consapevole e appropriato da parte dei cittadini con ricorso a visite o accessi al pronto soccorso solo dopo triage territoriale .
Tra le iniziative ritenute essenziali quella di istituire una campagna vaccinale antinfluenzale universale, per tutti bimbi dai 6 mesi ai 6 anni di età. «Il problema che si sta sottovalutando è di grandi proporzioni – continuano i pediatri – c’è il rischio più che concreto di trovarci già ad ottobre con molti bimbi positivi al Covid, se non faremo nulla per evitarlo pagheremo un prezzo altissimo in termini di vite». Il rischio è che all’influenza di stagione si vada a sommare un nuovo focolaio di infezione da SARS-CoV-2, che introdotto nelle case tramite i più piccoli (molto spesso asintomatici o paucisintomatici) finiranno per contagiare genitori e nonni. «Le poche evidenze che abbiamo rispetto a questo Coronavirus – spiegano D’Avino e Vallefuoco – ci dicono che nei bambini il rischio di confondere l’infezione da Covid con una banale influenza è altissimo ed è un rischio che onestamente non possiamo permetterci».
Di qui l’esigenza di ottenere sin d’ora una cabina di regia unica e Regionale, per pianificare cosa fare, con la partecipazione dei pediatri di famiglia.
Troppi sono infatti i limiti dell’attuale gestione dell’emergenza pandemica, che vede nelle sette Asl della Campania una grave disomogeneità di comportamento. «I pediatri di famiglia – concludono D’Avino e Vallefuoco – devono essere coinvolti nell’organizzazione di una risposta organica e univoca; ci proponiamo, ad esempio, per distribuire nei nostri studi professionali alle famiglie le mascherine chirurgiche che si dovranno indossare in ogni momento della vita di relazione. Le mascherine dovranno entrare a far parte dell’uso comune anche dei più piccoli, esattamente come gli zaini e i pastelli. O si comprende per tempo questa dura realtà, o le famiglie campane potrebbero dire addio a molti dei propri cari».