15 aprile 2010: una data alla quale è associato uno degli eventi più tristi della storia della televisione italiana, la morte di Raimondo Vianello.
Attore, comico e presentatore, Vianello è stato uno dei personaggi più amati del piccolo schermo, oltre che uno dei padri fondatori del varietà televisivo. Una comicità intelligente, mai volgare, la sua personalità di uomo di classe e signorile, lo rendono tutt’oggi uno dei volti storici del mondo dello spettacolo più amati dal pubblico di tutte le età.
Garbato, elegante, con una buona dose di cinismo, Raimondo Vianello, scomparso all’età di 87 anni il 15 aprile del 2010 – era questo e molto altro. Un comico straordinario, ricco di autoironia, sarcasmo quasi impercettibile e di un atteggiamento impassibile di fronte alle piccole disgrazie che lo affliggevano sul piccolo schermo. Alfiere italiano dell’umorismo di scuola inglese, Vianello ha sempre messo da parte il proprio ego per fare prima da spalla a Ugo Tognazzi, poi alla moglie Sandra Mondaini. Facendo così emergere tutte le sue qualità attoriali e umane, dietro quella patina di burbero cinico che tanto ha fatto innamorare il pubblico italiano.
Laureato in giurisprudenza e calciatore mancato, Vianello scopre il palcoscenico per caso, grazie ai commediografi Garinei e Giovannini. Ma sarà l’incontro con Ugo Tognazzi a farlo diventare una star di prima grandezza del panorama tv. In coppia con l’attore cremonese agli albori della televisione con programmi entrati nella storia come Un, due, tre, riscuotendo subito un grande successo per le capacità naturali di strappare un sorriso. Senza ricorrere al facile artificio della parolaccia o della gag volgare.
Nel 1959 la carriera dei due subisce una brusca frenata in seguito a uno sketch politico che fa imbestialire i vertici Rai, basato su un incidente occorso all’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi: caduto per non aver centrato la sedia sulla quale doveva accomodarsi. Al rientro nei camerini Raimondo e Ugo trovano le lettere di licenziamento, e la notizia che il programma è cancellato. Tuttsvia, l’episodio non riesce a bloccare la carriera dei due grandi attori. Anzi. Soprattutto per Raimondo offre l’occasione per “formalizzare” l’incontro della vita, sentimentale e artistico.
Vianello incontra Sandra Mondaini per la prima volta nel 1958, dietro le quinte di uno spettacolo. Entrambi fidanzati, sembrano ignorarsi reciprocamente quando, una sera a cena insieme a Gino Bramieri, Raimondo confessa a Sandra di essersi perdutamente innamorato. Convolano a nozze nel 1962, ma nel frattempo hanno già formato, collaudato e raccolto successi come una delle coppia comica lui-lei più riuscite – nello stile di Paolo Panelli e Bice Valori. Coppia che da allora diventerà il loro marchio di fabbrica. E uno spaccato irripetibile, oggi molto stereotipato, della società dell’epoca.
Raimondo infatti è il marito egoista, irascibile, donnaiolo e appassionato di calcio; Sandra è invece consorte petulante, isterica e gelosa. Un canovaccio che i due porteranno avanti in trasmissioni come Tante scuse e Stasera niente di nuovo, programmi che sottolineeranno ancor di più il garbo e la signorilità della comicità “spietata” e corrosiva di Raimondo. Questo perché il suo essere “nei ranghi” gli permette affondi feroci e politicamente scorretti, rivolti ai vizi e alle debolezze umane, in particolare del genere maschile.
Dopo Mike Bongiorno – il primo a lasciare la Rai –, alla fine degli anni Settanta Raimondo e Sandra sono gli altri artisti famosi che hanno il coraggio di avventurarsi nelle televisioni private di Berlusconi. Lasciando senza troppi rimpianti la tv di Stato, ormai incapace di valorizzarli. Per tutti gli anni Ottanta riscuotono successi in diversi show e quiz, ma la svolta definitiva avviene con una sitcom destinata a entrare nella memoria collettiva di più di una generazione: Casa Vianello. Ambientata nell’appartamento di Sandra e Raimondo, Casa Vianello (1988 – 2007) racconta la vita quotidiana dei due coniugi – interpreti di se stessi – che vivono insieme alla Tata (Giorgia Trasselli).
L’intuizione di questo prodotto che mette in serie un format già creato dalla coppia in mille show, è quella di estremizzare il ruolo assertivo di Sandra che costringe Raimondo all’obbedienza di facciata, creando quindi di volta in volta il meccanismo per scenette comiche. Di solito culminanti in una zuffa poi “sbollita” in camera da letto con lo stesso, immarcescibile, canovaccio: lui con la Gazzetta dello Sport fra le mani e lei che “prende a calci” le lenzuola (lamentano “Che barba che noia, che noia che barba”). Ma non per il pubblico, che “mantiene” in vita Casa Vianello con ascolti eclatanti per un tempo lunghissimo. Tutt’ora imbattuto: la sitcom italiana più longeva. Chiusa solo tre anni prima la morte di Raimondo, seguita cinque mesi dopo da quella di Sandra. Incapace di vivere, nella vita come sulla scena, senza di lui.