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L’emergenza coronavirus ferma la secolare tradizione dei fujenti della Madonna Dell’Arco

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
12 Aprile, 2020
in In evidenza, News
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L’emergenza coronavirus ferma la secolare tradizione dei fujenti della Madonna Dell’Arco
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fujenti Il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nei giorni precedenti, ha interdetto l’accesso alla frazione di Madonna dell’Arco del Comune di Sant’Anastasia nei giorni 11, 12 e 13 aprile 2020, dove ha sede il santuario mariano e dove nel periodo pasquale si trovano, al termine di lunghi pellegrinaggi a piedi, decine di migliaia di fedeli, detti “fujenti”, provenienti non solo dalla Campania ma anche da altre località del Mezzogiorno.

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L’emergenza coronavirus ha così stoppato anche la secolare tradizione religiosa che vedeva migliaia di persone recarsi a piedi al Santuario in segno di devozione verso la Madonna Dell’Arco. 

Mai, prima d’ora, una calamità era riuscita a fermare la secolare processione dei fujenti a Pasquetta: sprezzanti delle piogge e dei temporali e delle condizioni climatiche avverse, i devoti e le tante associazioni non solo campane, ma dell’intero Sud Italia, non avevano mai rinunciato a questo sentitissimo appuntamento con la fede.

Una tradizione, secondo alcune fonti storiche, nata nel XV secolo, nel luogo dove attualmente sorge il Santuario, dove all’epoca era presente un’edicola votiva raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. La Vergine era nota come “Madonna dell’Arco” perché appunto situata sotto un antico acquedotto romano. Secondo la tradizione, il lunedì di Pasqua del 1450, un giovane adirato dopo aver perso a pallamaglio, (un gioco dove vinceva chi lanciava più lontano una palla colpendola con un pezzo di legno) avrebbe bestemmiato e lanciando violentemente una boccia contro l’immagine sacra; da quel momento si narra che l’effigie della Madonna prese a sanguinare dalla guancia sinistra facendo così gridare al miracolo. Quando il conte di Sarno, Raimondo Orsini, apprese quanto accaduto, mise su un processo contro il bestemmiatore condannandolo a morte. Il giovane fu impiccato al tiglio vicino all’edicola votiva che anch’esso, miracolosamente rinsecchì poche ore dopo sotto lo sguardo sbigottito del popolo.

Un’altre leggenda legata alla tradizione della Madonna dell’Arco è quella di Aurelia Del Prete. Il lunedì di Pasqua del 1589, durante la festa dedicata alla Madonna dell’Arco la donna si era recata presso il santuario con il marito per consegnare un ex voto, due piedini d’argento, come ringraziamento per la guarigione del marito da una grave malattia agli occhi. Durante il tragitto, però, la donna perse un porcellino che portava con sé. Si lasciò prendere dall’ira, bestemmiò e calpesto l’ex voto. L’anno seguente fu colpita da una grave malattia che le provocò il distacco dei piedi che tutt’ora sono esposti in una gabbietta di ferro nella sala del Santuario. L’accaduto non rimase circoscritto al territorio di sant’Anastasia ma valicò i confini del Regno di Napoli.

Un altro miracolo addirittura attestato da alte cariche ecclesiastiche avvenne il 25 marzo del 1675: l’immagine mariana sarebbe stata vista risplendere circondata di stelle, tra i testimoni ci furono anche il viceré di Napoli, Antonio Alvarez, e il cardinale Pier Francesco Orsini, futuro papa Benedetto XIII.

Legati al culto della Madonna dell’arco ci sono due diversi gruppi di devoti. Vattienti o battenti che differiscono dai “fujenti” con i quali hanno in comune molte caratteristiche. Entrambi sono vestiti di bianco a simboleggiare la purezza della vergine e portano inoltre una cinta azzurra e una rossa a simboleggiare il manto della Vergine.

Con il termine fujenti si indicano coloro che si recano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Arco vestiti di bianco e indossano due fasce una blu l’altra rossa, che simboleggiano i colori del manto della Vergine Maria, essi portano con sé stendardi di notevoli dimensioni e vengono accompagnati da un altarino rappresentante lo Spirito Santo.

I battenti, invece, sono coloro che durante la settimana santa e in particolare il venerdì santo in cui si ricorda la morte di Cristo, si percuotono il corpo con l’ausilio di flagelli e formelle di sughero chiodate, questi sono vestiti con una tunica bianca e indossano un cappuccio tradizionale.

Entrambi i gruppi si prestano a questa tradizione per devozione o per dimostrare la propria gratitudine per qualche grazia ricevuta camminando inoltre a piedi nudi e nelle vicinanze dell’edicola votiva della Madonna proseguono anche in ginocchio o  a carponi. L’avvicinarsi alla figura della Vergine, spesso, provoca reazioni di notevole emotività, quale pianto e di rado convulsioni. E per questo motivo il comune di Sant’Anastasia ha stabilito, durante le celebrazioni, un presidio fisso di vigili urbani e Croce Rossa italiana.

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