Una domenica delle Palme piuttosto concitata, quella andata in scena nel carcere di Secondigliano, dove per l’intera giornata i detenuti hanno dato luogo ad una protesta pacifica con una battitura, ovvero, battendo suppellettili e pentolame contro le celle.
A suscitare questo stato d’agitazione, seppure non sfociato in episodi di violenza, la presenza di sospetti casi di coronavirus tra i detenuti del carcere.
Alcuni detenuti continuano a ribadire ai loro familiari di aver assistito al trasferimento di due detenuti in ospedale, durante la notte tra sabato 4 e domenica 5 aprile. Ad alimentare il malcontento e l’ira dei detenuti è proprio “il mistero” che avvolge l’intera vicenda. I detenuti del carcere di Secondigliano chiedono solo di avere notizie certe sullo stato di salute dei due detenuti, trasferiti dalle loro celle e dei quali non hanno saputo più niente. Sul fatto che uno dei due avesse contratto il coronavirus, i compagni di padiglione non hanno dubbi: lo hanno raccontato con angoscia e preoccupazione ai parenti, non per esortarne una reazione violenta, ma per consegnargli le loro memorie.
Dinanzi al calvario di quel detenuto, che a detta dei compagni di padiglione manifestava tutti i sintomi descritti e riconducibili al covid-19, in tanti hanno consegnato le loro memorie e dei veri e propri testamenti ai propri cari, sicuri del fatto che stanno andando incontro ad un triste destino.
A gettare nello sconforto e nell’apprensione i detenuti del carcere di Secondigliano, le condizioni di salute di due detenuti che nei giorni scorsi presentavano i sintomi tipici del covid-19: febbre alta e tosse. La notizia ha fatto rapidamente il giro dei padiglioni, allarmando e non poco i detenuti e i parenti, ulteriormente provati dal senso di impotenza che provano in questa situazione, perchè impossibilitati ad aiutare i propri cari a proteggersi da un nemico insidioso ed invisibile come il coronavirus.
Motivo per il quale, i detenuti e i loro parenti, chiedono a gran voce che venga fatta chiarezza sulla vicenda e che vengano fornite informazioni precise ed esaustive in merito allo stato di salute dei due detenuti di cui non hanno più notizie da più di 24 ore, ormai. Secondo quanto riferito dai detenuti ai parenti, si tratterebbe di un 29enne siciliano e di un 43enne. Il più giovane, da diversi giorni manifestava febbre alta e tosse. Da ieri, i detenuti non hanno più notizie del 29enne e del 43enne, suo compagno di cella.
“La direzione del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Campania smentisce le notizie apparse su alcuni quotidiani on line che risultano non veritiere. A Secondigliano si è registrata una sola situazione di un detenuto con febbre alta per il quale è stato attivato il protocollo interno precauzionale”. Ha dichiarato all’Ansa il dirigente generale dell’amministrazione penitenziaria della Campania Antonio Fullone. “Lo stesso detenuto già oggi non aveva più la febbre e ha potuto anche contattare la famiglia”, fa sapere Fullone, che aggiunge: “verrà comunque eseguito l’iter previsto a tutela di tutti i detenuti e del personale che vi opera”. “Notizie false e destabilizzanti non giovano ai detenuti già di per sé preoccupati in questo periodo emergenziale, – fa notare Fullone – la direzione pone al primo posto attraverso, numerose azioni, sia la salute della popolazione detenuta che quella del personale penitenziario.
Inoltre si è in stretto contatto con l’Asl napoletana per ogni emergenza”, conclude Fullone.
Una spiegazione che non soddisfa i detenuti e i loro parenti, sicuri del fatto che nella notte tra sabato e domenica, le condizioni del 29enne si sarebbero aggravate a tal punto da richiederne il ricovero in ospedale.
A fare chiarezza sulla situazione è anche Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello: “Un detenuto, del reparto ligure ad alta sicurezza, ha mostrato dei sintomi ed è stato messo in isolamento presso un altro reparto”. L’uomo ha manifestato sintomi tipici del coronavirus come la febbre alta. “Verrà sottoposto a tampone”, mentre il compagno di cella è stato messo in isolamento e dunque non può avere al momento contatti con l’esterno. Nel corso della giornata di domenica 5 aprile, i detenuti in protesta avevano scritto una missiva rivolta proprio a Ciambriello, invocandone l’intervento.