Un’immagine diventata subito virale, che ha commosso ed emozionato il popolo del web: protagonista “un panaro”, il classico cesto calato con la corda nella napoli dei vicoli e del folklore per prendere o consegnare qualcosa senza prendersi lo scomodo di scendere in strada.
Un “panaro” molto speciale, forgiato a immagine e somiglianza delle esigenze dettate dall’emergenza coronavirus, in una società cambiata repentinamente e segnata da priorità insospettabili fino a un mese fa: parole come “quarantena” e “lockdown” segnano la quotidianità dei napoletani e degli italiani, chiamati a non lasciare le loro abitazioni per scongiurare il pericolo che si cela dietro l’angolo e che sta polverizzando migliaia di vite.
Uscire di casa solo per fare la spesa e per svolgere poche altre attività necessarie, questo chiede il governo agli italiani. Eppure, di questi tempi, poter uscire di casa per andare a fare la spesa, sembra un lusso che possono concedersi in pochi e non solo per sventare il rischio di contagio.
Con la maggior parte delle fabbriche e delle attività commerciali ferme al palo, in tanti riscontrano difficoltà economiche e manifestano l’impossibilità di riuscire ad acquistare anche beni primari, necessari per sopravvivere.
In tempi non sospetti, ancor prima che il governo stanziasse fondi da destinare alle famiglie bisognose, a Napoli, dove l’arte di arrangiarsi è uno stile di vita, è il “panaro solidale”.
“Chi può metta, chi non può prenda”: una politica semplice, ma provvidenziale per generare una rapida ed efficace catena di solidarietà a supporto degli indigenti.