L’emergenza coronavirus non placa la faida tra clan a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli che negli ultimi tre anni, in particolare, registra diverse fibrillazioni tra organizzazioni camorristiche in guerra per il controllo del territorio.
Se è vero che a novembre del 2017, in seguito al blitz che ha tradotto in carcere le figure-simbolo del clan De Micco, “stese” e raid intimidatori eclatanti erano all’ordine del giorno, è altrettanto vero che negli ultimi tempi, ad avere la meglio, era un ancor più inquietante clima di calma apparente.
Fino alla notte scorsa.
In via Eduardo Scarpetta, nel rione “Lotto 10”, roccaforte del clan De Micco, sono stati esplosi ben 8 bossoli di una calibro 7,65. Un proiettile ha raggiunto l’abitazione di un uomo già noto alle forze dell’ordine, seppure si tratta di un soggetto che orbita sì intorno agli ambienti malavitosi, senza ricoprire un ruolo di spessore all’interno di un’organizzazione. Le indagini per far luce su quello che a tutti gli effetti sembra risultare un raid intimidatorio di matrice camorristica sono affidate i carabinieri di Poggioreale, giunti sul posto allertati dai residenti in zona per effettuare i rilievi del caso.
Un episodio che rischia di rompere “ufficialmente” la quiete che vige a Ponticelli da diverso tempo, ovvero, da quando il sodalizio camorristico tra diversi clan di Napoli est è riuscito a conquistare il controllo dei quartieri Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio, proprio unendo le forze.
I De Luca Bossa di Ponticelli, gli Aprea di Barra e i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, da due anni, ormai, detengono il controllo delle attività illecite del territorio: dal giro del racket e delle estorsioni – così come comprovato da diversi arresti – fino al controllo delle piazze di droga.
Proprio quest’ultimo business potrebbe essere il movente al centro della “stesa” avvenuta nella notte.
In seguito alla resa del clan De Micco, i fedelissimi del “clan dei tatuati”, capeggiati dai De Martino e dai Cerrato, stanno cercando di contrastare la forza egemone dei clan alleati, rivendicando una certa “libertà di azione” in termini di controllo delle attività di spaccio che ricadono nei rioni e nelle zone di competenza del clan “XX”, questa la firma della “nuove leve” del clan dei “Bodo”. Un’irriverenza che non va giù ai “nuovi capi” di Ponticelli che il mese scorso avevano già manifestato il loro disappunto con una “stesa” nei pressi di un altro “bersaglio sensibile” nel Rione Incis, altra zona sotto il controllo degli “XX”.
Una faida che rischia di infoltirsi di acredini e vecchie ruggini, legate a un passato segnato da umiliazioni ed angherie, oltre che di ferite mai sanate, soprattutto per i De Luca Bossa che ai rivali del clan De Micco non perdonano la morte del giovane Antonio Minichini, figlio del boss Ciro Minichini e di Anna de Luca Bossa, sorella di “Tonino ‘o sicco, condannata all’ergastolo insieme a Michele Minichini – fratellastro di Antonio – e altre 6 figure di spessore della nuova alleanza che ha segnato la scena camorristica di Napoli est di recente.
Arresti e condanne che non hanno ridimensionato le velleità dei clan alleati, fermamente intenzionati a non cedere nemmeno un centimetro di asfalto agli “XX” e, ancor più, a rimarcare la propria egemonia su quel territorio conquistato a suon di sangue, stese e sacrifici.