Da più di una settimana, come tutti i parrucchieri italiani, anche Roberto Esposito è stato costretto a chiudere temporaneamente il suo salone del centro storico di Napoli in osservanza delle direttive anticontagio diramate dal governo per evitare il contagio da coronavirus.
Tutti a casa: questo l’invito rilanciato anche dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per contenere l’epidemia, ridurre il rischio di contagi e tornare quanto prima alla normalità. Eppure, tanti italiani sembrano non comprendere la gravità della situazione e seguitano a non rispettare l’ordinanza, riversandosi in strada senza motivi seri e fondati.
“Sono molto rammaricato da questa situazione – spiega il parrucchiere Roberto Esposito – mi manca il mio lavoro, ma vivere 24 ore su 24 insieme alla mia famiglia e trascorrere tutto questo tempo insieme ai miei figli, ritengo che sia un’esperienza preziosa che però avrei voluto fare per motivi meno gravi.
Così come mi sarebbe tanto piaciuto, con l’arrivo della primavera, tornare al Pausilipon per trascorrere un pomeriggio in compagnia delle madri dei bambini ricoverati e dedicarmi al loro look, come ho fatto lo scorso inverno. Un’esperienza che mi ha arricchito tanto e che mi mette in condizione di rivolgere il mio pensiero a quei meravigliosi bambini, anche in un momento difficile come questo, in cui tutti noi ci sentiamo minacciati da questo virus maledetto che sta trasformando in un incubo le nostre vite.
Quei bambini, già in circostanze normali, affrontano questo tipo di difficoltà, perché non possono permettersi di prendere nemmeno un semplice raffreddore. Sono abituati a convivere con le mascherine e ad osservare le norme igieniche che stanno mandando in tilt tante persone.
Nel rispetto di quei bambini e di tutte le persone affette da gravi patologie che in questo momento delicato più che mai devono essere ancor più tutelati da tutti noi, trovo irresponsabile ed ignobile che ci siano tante persone che continuano a non rispettare il divieto di uscire per ragioni a dir poco stupide, solo perché si annoiano di stare a casa. Questi scellerati non si rendono conto che questi comportamenti costituiscono un pericolo per tutta la società e soprattutto per i soggetti più deboli e quindi più esposti al contagio.
Ci tengo particolarmente a rivolgere un accorato appello a tutti: prima di uscire di casa, pensate a quei bambini che lottano contro la leucemia e i tumori e che sono costretti a trascorrere mesi chiusi in un ospedale. Per loro, tornare a casa, molte volte è un sogno irrealizzabile e noi, in questi giorni, ci stiamo lamentando del superfluo. Prendiamo esempio da loro e rendiamoci davvero conto del significato della parola sacrificio. Pensate a loro e prima di aprire la porta, chiedetevi se è davvero necessario uscire. E ricordate che la loro vita, la vita delle persone più a rischio, in questo momento dipende anche da noi e una nostra leggerezza può condannarli a morte.”