Identificati gli autori del raid alla caserma Pastrengo di Napoli, messo a segno nella notte tra sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo, poco dopo il decesso avvenuto all’ospedale Pellegrini di Napoli del 15enne dei Quartieri Spagnoli di Napoli Ugo Russo, raggiunto da due colpi d’arma da fuoco esplosi da un 23enne carabiniere in borghese, al culmine di un tentativo di rapina messo a segno dal 15enne con la complicità di un 17enne.
Si tratta di due ventenni: Vincenzo Sammarco e Giovanni Grasso, accusati di concorso in porto e detenzione in luogo pubblico di arma da fuoco e di violenza privata. Contestata dagli inquirenti anche l’aggravante mafiosa.
Giovanni Grasso è il cugino di Ugo Russo, nonchè figlio della donna che poche ore dopo la morte del 15enne è finita nell’occhio del ciclone per le interviste rilasciate ad alcuni organi di stampa. In tanti contestavano la casa della donna in “stile Gomorra”.
Nel corso della trasmissione di Rete4 “Dritto e Rovescio”, uno zio del 15enne ucciso ha confermato che è stato Vincenzo Russo, padre di Ugo, a consegnare il nipote e l’altro autore del raid alle forze dell’ordine, non appena ha appreso che erano stati loro a sparare contro la caserma Pastrengo di Napoli almeno 4 colpi di pistola, successivamente alla morte di Ugo.
Restano in carcere i due 20enni che erano stati sottoposti a fermo dalla Procura di Napoli.
La “stesa” contro il comando provinciale dei carabinieri di Napoli e’ avvenuta qualche ora dopo la morte del 15enne Ugo Russo, cugino di Grasso, raggiunto e ucciso dai colpi di pistola sparati da un carabiniere di 23 anni, nella zona di Santa Lucia di Napoli, a cui Russo voleva rapinare l’orologio, insieme con un 17enne che adesso e’ ristretto in un centro di accoglienza per minori.
La decisione giunge dopo l’interrogatorio di garanzia dei due giovani, assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Francesco Esposito e Tiziana De Masi, sostenuto in video conferenza dal carcere napoletano di Secondigliano. I due giovani hanno chiesto e ottenuto dal gip di poter rilasciare dichiarazioni spontanee durante le quali hanno ammesso le proprie responsabilità. Il blitz, hanno riferito, sarebbe stato frutto della rabbia maturata per la morte di Ugo. Nessuna dichiarazione in merito invece a come i due siano venuti in possesso della pistola. Il gip non ha applicato la misura cautelare per il reato, anche questo contestato dagli inquirenti, di violenza privata.
Un altro testimone, intervistato nel corso del programma di La7 “Non è l’arena”, invece, ha rilasciato dichiarazioni in merito al raid che ha distrutto il Pronto Soccorso dell’Ospedale Pellegrini di Napoli, dove il giovane era stato trasportato. Secondo quanto riferito dal testimone avrebbero agito per rabbia. Proseguono le indagini per identificare anche gli autori di quel raid.