Non appena è trapelata la notizia dell’imminente firma da parte del premier Giuseppe Conte del decreto con provvedimenti più limitanti per contenere la diffusione del virus in Lombardia e in altre 14 province dove i contagi sono maggiori, è aumentato il numero di persone che si sono spostate verso il meridione.
La stazione di Milano Centrale è stata presa d’assalto, durante la serata di sabato 7 marzo, da parte di tantissime persone intenzionate a spostarsi al Sud con i treni e con gli autobus.
Nell’articolo 1 del nuovo decreto del governo, firmato alle 3.20 di della notte tra sabto 7 e domenica 8 marzo, compare il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 14 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, le province diventate “zona arancione” sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola e Alessandria. Tutte le nuove disposizioni sono valide dall’8 marzo fino al 3 aprile.
Un fenomeno che rischia di spostare il problema dei contagi nelle aree che finora sono state più protette. E per questo motivo molte Regioni hanno deciso di mettere in isolamento chi arriva dalle zone a rischio.
Il governatore De Luca ha firmato un dispositivo per cui chi dal 7 marzo è tornato in Campania dalle zone rosse deve rimanere in quarantena a casa.
Tutte le persone che hanno fatto o faranno ingresso in Campania dal 7 marzo al 3 aprile provenienti dai territori individuati come zona rossa dal Dpcm di questa notte dovranno “comunicare tale circostanza al Comune e al proprio medico di medicina generale o all’operatore del servizio di sanità pubblica territorialmente competente” e “osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario, mantenendo lo stato di isolamento per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali”.
L’ordinanza impone anche l’obbligo di “osservare il divieto di spostamenti e di viaggi” e di “rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza”. In caso di comparsa di sintomi, inoltre, si prescrive di “avvertire immediatamente il medico di medicina generale, il pediatra o l’operatore di sanità pubblica territorialmente competente”.