A meno di 48 ore di distanza dalla tentata rapina culminata in tragedia con la morte di uno dei due rapinatori, il 15enne Ugo Russo, oltre allo sconcerto, regnano le polemiche.
Al vaglio degli inquirenti le immagini delle videocamere di via Generale Orsini a Napoli, nella zona di Santa Lucia, teatro dell’accaduto.
Per il momento la Procura di Napoli ritiene attendibile la ricostruzione dei fatti fornita dal carabiniere che vedendosi puntare l’arma alla tempia dal 15enne che insieme a un complice di 17 anni ha cercato di sottrargli l’orologio, ha sparato tre colpi due dei quali hanno raggiunto al torace e alla nuca il 15enne, procurandogli ferite mortali.
E’ morto così Ugo Russo, 15enne incensurato, nato nei Quartieri spagnoli, raggiunto da due colpi di pistola calibro 9 Parabellum esplosi da un carabiniere 23enne, mentre il terzo colpo è andato a vuoto.
L’esito dell’autopsia e le immagini delle telecamere aiuteranno a chiarire la dinamica dei fatti.
Al momento, la versione del carabiniere è ritenuta attendibile dagli inquirenti.
Il militare 23enne di servizio a Bologna, nella notte tra sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo era a bordo della sua auto con la fidanzata 19enne, in via Orsini, nella zona di Santa Lucia, poco distante dal lungomare Caracciolo, quando la vettura è stata affiancata da uno scooter a bordo del quale viaggiavano due persone, entrambi avevano il volto travisato da un casco e da uno scaldacollo. Uno dei due è sceso dallo scooter, ha impugnato un’arma, la riproduzione di una “Beretta 52”, una pistola giocattolo, priva del tappo rosso, quindi del tutto simile ad una pistola vera. Il rapinatore ha intimato al 23enne carabiniere di consegnare l’orologio, puntandogli la pistola alla tempia. Sotto la minaccia della pistola, il militare ha riferito di essersi prima qualificato e poi di aver sparato tre volte, dopo aver sentito il 17enne scarrellare la pistola. Il carabiniere ha riferito di aver temuto principalmente per l’incolumità della fidanzata.
Il rapinatore è quindi caduto a terra, gravemente ferito, raggiunto da due dei tre colpi esplosi. Il carabiniere ha poi allertato 112 ed anche il 118.
Al vaglio degli inquirenti anche la versione fornita dal 17enne, ritenuto il presunto complice di Ugo Russo. Il 17enne è fuggito dal luogo dell’accaduto, per poi presentarsi nella caserma Pastrengo accompagnato dal suo avvocato di fiducia, l’avvocato Mario Bruno. Come Ugo Russo, anche il 17enne non ha precedenti penali, anche se in famiglia altri hanno avuto guai con la giustizia per reati contro il patrimonio.
Insieme a Russo, spiega, avevano notato l’auto e avevano deciso di rapinare i passeggeri. Ugo, sostiene, è stato raggiunto da un primo colpo al petto, poi si sarebbe voltato nel tentativo di fuggire ma è stato ferito una seconda volta dietro alla nuca. Quindi è stato esploso anche il terzo proiettile. Resta ancora da chiarire a chi fosse rivolto il terzo colpo esploso dal carabiniere, se contro il 15enne che cercava di scappare, magari in un raptus di paura, o contro il complice di Ugo. Il 17enne ha spiegato di aver avuto paura, dopo aver visto il corpo dell’amico riverso a terra e dopo aver incrociato per un attimo lo sguardo del carabiniere con l’arma in mano.
Puntano il dito contro il carabiniere, invece, i familiari di Ugo Russo.
Vincenzo Russo, il padre di Ugo, ha rilasciato una serie di interviste ai media per raccontare la sua versione dei fatti, diversa da quella del carabiniere.
Due elementi non quadrano secondo il padre del 15enne: il primo, un presunto foro d’ingresso di proiettile esploso dal carabiniere che avrebbe raggiunto Ugo all’altezza della nuca; il secondo, l’ipotesi che la coppia di minorenni avesse preso di mira proprio il militare libero dal servizio, che era in compagnia della fidanzata.