La scorsa notte, nella zona di Santa Lucia a Napoli, un carabiniere di 23anni fuori servizio, mentre era a bordo di un’autovettura con una ragazza, è stato affiancato da un 15enne e un 17enne su uno scooter. Il più giovane dei due, con il volto coperto da uno scaldacollo, ha estratto una pistola e ha tentato di rapinare l’orologio al militare. La vittima, carabiniere in servizio in provincia di Bologna, con la minaccia dell’arma puntatagli alla tempia, dopo essersi qualificato, ha sparato tre colpi con la pistola d’ordinanza.
Raggiunto da un colpo di pistola al torace e da un altro alla testa, per il 15enne non c’è stato nulla da fare: è deceduto poco dopo l’arrivo al pronto soccorso.
All’alba gli amici e i parenti di Ugo Russo, il 15enne ucciso durante il tentativo di rapina ad un carabiniere fuori servizio, hanno invaso e devastato il pronto soccorso del Vecchio Pellegrini, l’ospedale dove il giovane era stato trasportato. È intervenuta la polizia, ma alle 7 i sanitari del pronto soccorso dell’ospedale hanno constatato danni ad arredi e attrezzature nonché l’assenza delle condizioni igienico-sanitarie e hanno interrotto il servizio.
«Non ci sono più parole per definire i comportamenti di chi, anche in un momento storico tanto drammatico, non esita a devastare un pronto soccorso e a minacciare e offendere chi vi lavora. Queste non sono persone che meritano di essere considerate alla stregua di altri cittadini di una società civile. Non possiamo neanche definirle delle bestie, perché faremmo un torto agli animali». Sono parole durissime quelle che Silvestro Scotti – Presidente dell’ordine dei medici – usa nei confronti di chi, stanotte, ha distrutto le attrezzature del pronto soccorso dell’ospedale dei Pellegrini in Pignasecca (quartiere Montesanto) al seguito del decesso di un sedicenne ferito da un’arma da fuoco.
«Mi chiedo cosa accadrebbe se quei medici si comportassero di conseguenza, se fossero altrettanto incivili, e abbandonassero il proprio posto». Scotti sottolinea che a questo punto serve una punizione esemplare per i responsabili e le Istituzioni se ne devono fare carico , perché «cose del genere non sono mai tollerabili ma in un momento come questo dove medici, operatori sanitari e strutture sono essenziali per rispondere alle esigenze della crisi sanitaria da COVID-19 sono da considerare alla pari di un attentato terroristico al SSN».
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