Un tentativo di rapina in uno dei luoghi più gettonati della movida napoletana sfociato nel sangue.
Il carabiniere era a bordo di un’autovettura con una ragazza. Il 15enne, armato di pistola e con il volto coperto con scaldacollo e casco, giunto in Via Generale Orsini con uno scooter insieme a un complice 17enne, ha tentato di rapinare l’orologio al militare. La vittima, carabiniere in servizio in provincia di Bologna, con la minaccia dell’arma puntatagli alla tempia, dopo essersi qualificato, ha sparato tre colpi con la pistola d’ordinanza.
Questa la versione fornita dal carabiniere, attualmente al vaglio, ma ritenuta in questo momento attendibile da parte della Procura diretta da Giovanni Melillo. Al momento, l’ipotesi privilegiata è quella della legittima difesa.
Una vicenda che stronca l’apprensione per il coronavirus e rigetta Napoli in un clima di incredulità e sconcerto, rilanciando l’allarme giovani e criminalità, un binomio che troppo spesso alle pendici del Vesuvio si tramuta in fatti di cronaca di analoga ferocia.
Il carabiniere subito dopo il ferimento ha dato l’allarme, chiedendo l’intervento urgente di un’ambulanza. I paramedici giunti sul posto hanno cercato di salvare il ragazzo, praticandogli le manovre di rianimazione, ma ogni tentativo è stato purtroppo inutile: il 15enne è morto dopo il trasporto all’ospedale Vecchio Pellegrini.
Il giovane morto la scorsa notte si chiamava Ugo Russo, lavorava come fruttivendolo e si era iscritto a un corso del Comune per imparare un lavoro. La salma è stata trasferita in obitorio, la Procura di Napoli che coordina le indagini del Nucleo Investigativo dei carabinieri del Comando provinciale, ha disposto l’autopsia.
La pistola utilizzata dal minore era una “replica” di una pistola vera, in metallo e del tutto simile a quella in uso alle forze dell’ordine. Fonti rilevano che l’arma era uguale al modello Beretta 92.
All’alba gli amici del quindicenne hanno invaso e devastato il pronto soccorso del Vecchio Pellegrini, l’ospedale dove il giovane era stato trasportato. È intervenuta la polizia, ma alle 7 i sanitari del pronto soccorso dell’ospedale hanno constatato danni ad arredi e attrezzature nonché l’assenza delle condizioni igienico-sanitarie e hanno interrotto il servizio.
Quattro colpi di pistola sono stati sparati ad altezza d’uomo contro la sede del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli, vicino al passo carraio, da due persone a bordo di uno scooter mentre si trovava nella caserma il 17enne complice del tentativo di rapina. Le ipotesi del gesto al vaglio degli inquirenti sono due: una minaccia contro i militari o un avvertimento diretto ai familiari del complice.
“Questa notte, dopo il decesso di un sedicenne arrivato in pronto soccorso con ferita da arma da fuoco, il pronto soccorso del presidio ospedaliero dei Pellegrini è stato devastato dai familiari e amici del ragazzo. Un fatto gravissimo per il quale esprimo solidarietà a tutti i nostri dipendenti che ancora una volta sono stati vittime di insulti e minacce, e ancora una volta hanno continuato, nonostante tutto, a prestare assistenza ai pazienti”. A stigmatizzare con forza quanto avvenuto nel corso della notte è il direttore generale dell’ASL Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva, che durante il sopralluogo all’ospedale della Pignasecca ha constatato gli ingenti danni ad arredi e attrezzature e l’assenza di condizioni igienico-sanitarie conseguenziale ai fatti accaduti. “Sono stato costretto – dice – a chiudere il Pronto Soccorso. Quanto è accaduto ha di fatto creato condizioni che impediscono lo svolgimento delle attività assistenziali di emergenza in condizioni di sicurezza, sia per i pazienti che per gli operatori”. Dalle 7.30 l’ASL Napoli 1 Centro ha dovuto dichiarare la sospensione del servizio di pronto soccorso al presidio ospedaliero dei Pellegrini, iniziando contestualmente il trasferimento di otto pazienti presenti al Pronto Soccorso nei reparti dello stesso presidio ospedaliero ovvero – con ausilio del Servizio 118 – in altri ospedali cittadini. Vista l’importanza che tale Presidio Ospedaliero riveste nell’ambito della rete cittadina, i tecnici sono già a lavoro per ripristinare le attività assistenziali al più presto.
La famiglia del giovane chiede verità e giustizia e il padre denuncia: “Gli ha sparato alle spalle”.