Debutto nato nel segno di una buona stella per l’attore Francesco Di Leva che ieri sera – martedì 18 febbraio – ha portato sul palco del Teatro Piccolo Bellini lo spettacolo Muhammad Alì. Poche ore prima si è rapidamente diffusa una lieta notizia: l’attore della periferia orientale di Napoli è in gara ai David di Donatello nella categoria miglior attore.
A contendersi l’ambito oscar del cinema italiano, oltre all’attore protagonista de “Il Sindaco del Rione Sanità”, Toni Servillo con 5 è il numero perfetto, Alessandro Borghi con Il primo re, Pierfrancesco Favino con Il traditore e Luca Marinelli con Martin Eden.
Una nomination che consacra il successo riscosso dalla commedia di Eduardo rivisitata da Di Leva che anche infilandosi i guantoni ed addentrandosi in un’interpretazione tutt’altro che semplice, sottolinea la sua sensibile e temprata anima artistica.
Uno spettacolo rodato e suggellato dal successo riscosso dal monologo interpretato da Francesco Di Leva alla scorsa edizione del “Concerto dell’Epifania”, estratto proprio dal copione imbastito a quattro mani con il regista Pino Carbone per consentire ad una figura leggendaria di rivivere sul palco.
Un’avventura affascinante ed appassionate, tra le pieghe più intime dei ricordi e della vita di un mito che ha scritto un pezzo importante della storia dell’umanità, non solo in chiave sportiva, mandando al tappeto gli avversari a suon di pugni, ma anche e soprattutto in relazione alle battaglie per i diritti imprescindibili ai quali ogni grande uomo ha cercato e tuttora cerca di ispirarsi: uguaglianza, lealtà e libertà, in primis.
Muhammad Ali è il mito che rivive grazie allo spettacolo di Pino Carbone e Francesco Di Leva in scena al piccolo Bellini fino al 23 febbraio.
A riempire la scena e a catturare l’attenzione basta la maestria di Francesco Di Leva che si destreggia su un palco allestito con pochi, essenziali oggetti scenici, dove il gioco di luci ed ombre concorre a conferire pathos e suggestione all’interpretazione magistrale di un attore che più che recitare un copione, sembra stia raccontandosi a cuore aperto e senza filtri agli spettatori.
In effetti, tra attore e spettatori, tra palco e platea, non esistono barriere, nè il consueto distacco che impone agli spettatori di limitarsi ad applaudire per palesare un cenno di consenso. Merito di un genuino e moderno concept di teatro e di interpretazione teatrale, Di Leva gioca con il pubblico, interpellandolo e coinvolgendolo, permettendo agli spettatori di immedesimarsi in quel monologo dinamico, mai banale o sonnacchioso, e ricco di spunti riflessivi e di perle di cui far tesoro.
Un attore e un regista, traendo ispirazione dal corpo dell’indimenticabile pugile, metafora della forza che supera ogni limite, si confrontano, sotto gli occhi del pubblico, con il senso dell’impossibile e della sfida.